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Automazione e Strumentazione n Marzo 2024 Approfondimenti 37 INDAGINE un impianto sfruttando il volume, spesso già dispo- nibile e inutilizzato, al di sopra dei macchinari. Il drone può inoltre essere integrato con i sistemi di identificazione automatica dei semilavorati o dei prodotti finiti per rendere ancora più automatico ed efficiente il processo di movimentazione. Tale tecnologia può essere utilizzata anche per ispezionare e monitorare la qualità. All’interno del magazzino, i droni possono ad esempio quantifi- care le scorte servendosi di codici a barre, codici QR o tecnologia RFID. Assegnando ai droni compiti difficili o rischiosi, è possibile migliorare la sicurezza dello stabili- mento. Dal momento che i droni sono manovrabili e di piccole dimensioni, possono accedere a luoghi insidiosi per gli esseri umani. Possono ad esem- pio ispezionare o riparare apparecchiature oppure mescolare agenti chimici in situazioni pericolose. In caso di guasto di una parte sulla linea di pro- duzione, i droni possono rivelarsi utili a prevenire i tempi di inattività. Ad esempio, se una mac- china necessita di un ricambio, il drone può rile- vare il guasto e segnalarlo al sistema di controllo o al responsabile di stabilimento. O ancora, se un addetto alla manutenzione individua il problema può semplicemente utilizzare un tablet per ottenere la consegna del ricambio dal magazzino evitando la perdita di tempo prezioso per la produzione. L’uso dei droni intralogistici per spostamenti su tre dimensioni permette non solo di semplificare il layout di un nuovo impianto e di facilitare la ricon- versione di un impianto esistente per nuovi pro- dotti, ma anche di aprire la strada a nuovi impianti più compatti, agili e totalmente riconfigurabili. Per quanto l’uso dei droni ponga con evidenza problemi legati ad aspetti giuridici, alla sicurezza, alle limitazioni di peso e carico, nell’ambito delle consegne e della logistica, è fuori di dubbio che la tecnologia UAV consentirà di accorciare la supply chain e di ridurre significativamente il costo di tra- sporto grazie alla velocità e alla precisione che la caratterizzano. Cobot Nell’ambito della robotica mobile a autonoma non si possono ignorare i cobot. Ideati a partire da un progetto di ricerca del 1995 della General Motors Foundation , i primi cobot svolgevano limitate funzioni di controllo del moto cooperando con gli operatori e i PC. Oggi, pur persistendo alcuni punti non del tutto risolti (condizioni di sicurezza, limiti normativi, gestione delle responsabilità, procedure di progettazione), il mercato sta riconoscendo pie- namente le potenzialità dei robot collaborativi. I compiti tipici svolti dai cobot sono quelli dove è difficile o troppo costoso utilizzare tradizionali robot industriali o che richiedono un alto livello di destrezza come nel caso dei test in linea, il con- trollo di qualità, il pick and place, il packaging e gli assemblaggi. I cobot possono essere movimentati lungo un percorso o una traiettoria con la sola forza di una mano, grazie alla capacità di memorizzare e replicare le manovre mostrate loro dall’operatore. Un decisivo fattore di successo è rappresentato dall’usabilità del sistema robotizzato collabora- tivo: comfort di utilizzo, percezione della sicurezza, semplicità di manutenzione e impostazioni orien- tate all’ergonomia. Grazie alla leggerezza del brac- cio robotico e del quadro di controllo rendono più semplice l’installazione. Le interfacce di program- mazione sono di tipo intuitivo grazie alle modalità teaching, touch screen e multilingua. In linea generale i robot collaborativi non sostitui- scono i tradizionali e pesanti robot industriali, ma trovano spazio nelle attività in cui le soluzioni robo- tizzate standard non sono particolarmente com- petitive. Quelle cioè a basso valore aggiunto e ad alto tasso di ripetitività come il confezionamento, l’assemblaggio e molte applicazioni nel settore automotive, nel settore agroalimentare, nei processi di confezionamento, nella produzione elettronica e nelle biotecnologie. A differenza dei robot industriali tradizionali, che per funzionare hanno bisogno di essere pro- grammati, i cobot apprendono work in progress, memorizzando e replicando le manovre mostrate dal ‘collega’ umano o imparando dai propri errori e dall’esperienza. n I robot mobili autonomi possono essere dotati di differenti attrezzature e supportare direttamente il processo produttivo

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