AS_02_2021
Marzo 2021 Automazione e Strumentazione INDAGINE approfondimenti 48 ambiente dinamico prendendo decisioni con elevata flessibilità. Di fatto soddisfa- no il modello Industria 4.0 grazie al mi- gliorato dialogo che instaurano tra mac- chine e sistemi, alla maggiore efficienza produttiva degli impianti e alle migliori condizioni di lavoro garantite. A un superiore livello di efficacia e di logistica integrata rispetto agli AGV tro- viamo gli AMR (Autonomous Mobile Robots). I robot AMR sono facili da programmare e abbastanza intelligenti da riconoscere e reagire a persone, mezzi, carrelli elevatori e altri ostacoli. Svolgono il loro lavoro in sicurezza, in qualunque modo sia occupato l’ambiente circostante. Inoltre, poiché gli AMR non necessitano di cavi, magneti, bobine, infrastrutture costose, la loro implementazione è veloce e relativamente economica. Gli AMR sono in grado di lavorare in flotta scambiando in modo dinamico una serie di informazioni, quali la posizione e la velo- cità di altri robot e di eventuali ostacoli. L’im- plementazione di una soluzione AMR permette di ridurre gli investimenti nella realizzazione o nell’adattamento dell’impianto non richiedendo né corsie dedicate, né l’installazione di infrastrutture specifiche. La presenza di sistemi AMR consente anche di concentrare il personale sulle operazioni a valore aggiunto. Questi requisiti rendono gli AMR una soluzione logistica ideale per magazzini, ospe- dali e laboratori farmaceutici , contesti tenuti al rispetto di una rigida serie di good manufacturing practices e vincoli aggiuntivi in termini di layout, procedure e standard igienico-sanitari. Una nuova alleanza tra uomini e robot Ideati a partire da un progetto di ricerca del 1995 della General Motors Foundation , i primi cobot erano deputati a limitate funzioni di controllo del moto cooperando con gli operatori e i PC. In termini di prodizione industriale standardiz- zata i cobot più popolari risalgono si primi anni 2000 (Cobotics), al modello UR5 della Universal Robotics (2008) e ai recenti modelli ABB (Yumi), Fanuc (CR-35iA), Kuka (LBR iiwa), Robotiq, Güdel, Yaskawa, Omron, Mitsubishi Electric. Ma anche l’Italia (settimo Paese più robotizzato al mondo, con 185 robot ogni 100 mila addetti) è protagonista con aziende come Alumotion, Sacmi, Bnp, Tiesse Robot Anodica Trevigiana. Caso a sé il polo piemontese dove la robotica rap- presenta oltre il 60% del fatturato italiano del set- tore e si è affermata grazie ad aziende del calibro di Comau, Dea, Prima Industrie. E ancor prima grazie all’eredità di Olivetti e Fiat nel campo della elettronica e della meccanica. Oggi, pur registrando alcuni punti non del tutto risolti (condizioni di sicurezza, limiti normativi, gestione delle responsabilità, procedure di pro- gettazione), il mercato sta riconoscendo piena- mente le potenzialità dei robot collaborativi. I compiti tipici svolti dai cobot sono quelli dove è difficile o troppo costoso utilizzare tradizionali robot industriali o che richiedono un alto livello di destrezza come nel caso dei test in linea, il controllo di qualità, il pick and place, il packa- ging e gli assemblaggi. I cobot possono essere movimentati lungo un percorso o una traiettoria I veicoli a guida autonoma o AGV sono protagonisti di una forte evoluzione tecnologica, anche in ambiti differenti dell’automazione industriale classica Un robot collaborativo Fanuc CRX (fonte: Fanuc)
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