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Automazione e Strumentazione n Gennaio - Febbraio 2024 Primo piano 27 DOSSIER di Pisa, esplorando un diverso approccio alla fusione inerziale, chiamato direct drive . Le speranze delle start-up Se andiamo a considerare i soggetti attivi nella ricerca e nello sviluppo dei progetti di fusione termonucleare ci accorgiamo che non si tratta solo di grandi enti pubblici nazionali e di con- sorzi internazionali; troviamo anche società private e pubblico/private, sia grandi gruppi attivi nel settore energy , sia start-up dinamiche e innovative: nel caso del citato progetto Sparc, ad esempio, oltre al MIT troviamo come attore principale la startup privata Commonwealth Fusion Systems (CFS) e tra i finanziatori, oltre ad alcuni investitori globali, in primo piano l’i- taliana ENI che peraltro finanzia anche al 25% il DTT di Frascati. Interessante è il fiorire delle start-up impegnate nello sviluppo della fusione nucleare: ‘un busi- ness giovanissimo’, come segnala una recente indagine di Wired facendo riferimento all’ul- timo rapporto della Fusion Industry Association (Fia), l’organizzazione che rappresenta il com- parto. Sono 44 le imprese del settore censite dalla Fia, delle quali 24 hanno meno di cinque anni. Si va dalla più antica, la Princeton fusion systems, costituita ben trent’anni fa e collegata alla cele- bre università statunitense, all’ultima nata, la Proxima fusion, uno spin-off del tedesco Max- Planck-Institut für Plasmaphysik ma guidata da due italiani, orientata allo sviluppo di uno Stellarator. L’elenco comprende anche società ben consolidate e ultra finanziate, come la citata CFS che conduce il progetto Sparc, o la californiana Tae Technologies , che tenta di combinare le due principali tecnologie per il confinamento, cioè quello magnetico e quello inerziale. Più della metà di queste start-up hanno sede negli Usa, ma c’è un interessante dinamismo anche in paesi come Giappone, Cina, Austra- lia, Nuova Zelanda, Germania, Israele, UK e Canada. Anche l’Italia è rappresentata nella lista della Fia con la società Deutelio che sta svilup- pando una originale soluzione di confinamento magnetico ideata nel 2010 e che prevede la con- figurazione Polomac , diversa sia dal Tokamak che dallo Stellarator. Esaminando la realtà dei finanziatori che sostengono queste start-up, si nota un fatto singolare: emergono nomi che non ci aspette- remmo e che siamo abituati a vedere in altri ambiti tecnologici. Tra chi finanzia CFS tro- viamo il cofondatore di Microsoft, Bill Gates; alle spalle di Tae Technologies c’è l’altro cofon- datore di Microsoft , Paul Allen e oltre a lui c’è nientemeno che Google; mentre a sostenere la start-up Helion Energy ci sono il Ceo di Ope- nAI , Sam Altman, e il cofondatore di LinkedIn, Reid Hoffman. Che non si tratti di pure coincidenze? n I Tokamak tendono ad essere macchine molto costose e complesse, per questo stanno crescendo anche molti nuovi approcci al problema della fusione nucleare

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