Effinciency_and_Environment_10_2018

38 Efficiency & Environment - Ottobre 2018 Tavola rotonda biamo promosso un team di ricerca e sviluppo, un vero e proprio incubato- re di innovazione. Il team, chiamato InnovAction, è composto interamente da figure non manageriali, ed è stato guidato da co- ach esperti in un percorso di crescita professionale volto a potenziare le ca- pacità manageriali e com- merciali, ma soprattutto la creatività e la capacità di pensare in modo innova- tivo. La domanda-guida per il team è stata: come possiamo guardare al mercato da un diverso punto di vista, partendo dalla nostra passione e dalle nostre competenze? Il risultato è stato una serie di proposte innovative di alto livello in vari ambiti, per il cui sviluppo il management, nel corso del 2018, ha stanziato ulteriori investimenti. Quanto alle start-up, è evidente che le buone idee ci siano, ma il sistema creditizio e i fondi pubblici per l’imprenditoria dovrebbero svolgere un supporto più concreto nei loro confronti, magari anche con programmi di partnership, così anche da recuperare nel tem- po gli investimenti e i finanziamenti erogati”. Per Mattia Sistigu , pensare come start-up potrebbe aiutare le realtà consolidate a essere più rapide in alcune scelte strategi- che. “Il problema di molte realtà strutturate è proprio la veloci- tà di esecuzione dei progetti. Le start-up in questo hanno fatto scuola: hanno basato la propria crescita e quindi la propria sostenibilità sulla velocità di esecuzione e sulla rapidità di sca- labilità degli obiettivi”. “Start-up” sostiene Michele Santovito “è sinonimo di innova- zione e se si vuole rimanere al passo con i tempi è vincolan- te innovare; questo vale anche per le aziende già presenti sul mercato. A differenza delle start-up, le aziende già esistenti possono contare su una storia e una conoscenza dei propri prodotti e del mercato in cui operano che li agevola rispetto a una start-up che muove i primi passi. Considerate le nuove sfide legate alla continua e difficile competizione sui merca- ti, con un’economia sempre più globale in cui è necessario l’aggiornamento tecnologico, è di fondamentale importanza dedicare molte risorse da investire nella sostituzione e aggior- namento di impianti e macchinari. Tutto il Piano Industria 4.0 è stato e sarà utile e funzionale affinché questo tipo di tran- sizione sia stata e sarà possibile, scontato dire che la base di partenza deve essere comunque solida e pronta ai cambia- menti e tutto ciò dipende, ancora per adesso, in primo luogo dal fattore umano”. E.E.: Solo il 42% delle grandi realtà commerciali considera l’in- novazione un fattore chiave nella competitività, e la spesa sul digitale non va oltre l’1% del fatturato. Dall’Osservatorio Digi- tale nel Retail del Politecnico di Milano emerge un momento di forte discontinuità sul mercato. Occorre quindi una nuova cultura imprenditoriale? del percorso e poi le cose devono funzionare da sole. Per le ragioni appena espresse negli ultimi anni si è potuto osservare un numero di start-up costituite sempre più grande, anche se il tasso di superamento dei primi due/tre anni non è altret- tanto grande. Forse perché in fase iniziale non si pone la giusta attenzione sui rischi di impresa o manca la giusta competenza per affrontare al meglio la sfida che una nuova attività si porta dietro, ancora di più considerando che si sta fa- cendo innovazione”. E.E.: Anche le aziende già consolidate dovrebbe- ro pensarsi o ripensarsi come delle start-up, af- finché tradizione e innovazione trovino il giusto equilibrio. Ma basterà questo nel mondo dell’in- dustria 4.0 a render vincente il loro futuro? E in questo scenario, sarebbero più avvantaggiate nel trovare le risorse economiche rispetto a del- le start-up? “Le aziende consolidate devono essere sempre work in progress” continua Marco Belluzzo . “Reinventarsi ogni giorno tiene ‘in vita’ perché bisogna stare ogni giorno al passo con i tem- pi, con le nuove scoperte e con i nuovi trend. Ovviamente le aziende consolidate sono av- vantaggiate nel trovare risorse economiche per integrare nuove tecnologie produttive e per mi- gliorare le condizioni di lavoro; però un’azienda è come una squadra: tutti devono fare il proprio lavoro nel modo migliore”. “Come ci insegnano le neuroscienze” sostiene Emanuela Stimiolo “il paradosso è che il cervello umano non è fatto per innovare, ma per trova- re schemi ripetitivi con un minor dispendio di energia. È così che abbiamo introdotto, diffuso e consolidato le grandi scoperte dell’umanità. Tut- tavia, di fronte a nuovi problemi e soluzioni da trovare, allora ecco che innoviamo. Questo vale sia per le start-up sia per le grandi aziende più consolidate, che, bisogna ammettere, hanno più facilità nel finanziare le proprie idee. Nel nostro caso, come multina- zionale con quasi 200 anni di storia, l’espe- rienza ci dice che una struttura organizzativa agile e non piramidale, nella quale le persone abbiano l’opportunità concreta di prendere iniziative e assumersi delle responsabilità, è un ambiente che fa- vorisce l’innovazione. Ad esempio, un paio di anni fa, in Stantec, ab- Marco Belluzzo, giovanissimo fondatore di Kibou Michele Santovito, founder di i-tes

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