Effinciency_and_Environment_10_2018
21 Efficiency & Environment - Ottobre 2018 Speciale energia dai rifiuti punto che i rifiuti possono scaldare grotte, palafitte come case e grattacieli. L’avveniristico impianto Amager Bakke fa parte della classe degli inceneritori a grate e ha un’efficienza ener- getica maggiore rispetto agli inceneritori delle generazioni precedenti, tuttavia ancora limitata solo al 28%, proprio per- ché deve trattare i rifiuti ad alta temperatura e fare evaporare tutta l’acqua che contengono per poterli valorizzare. Inoltre, deve raffreddare e gestire in modo adeguato tutti i gas e i fumi prodotti per limitare l’inquinamento dell’ambiente. Al Centro Ricerche ENI per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente hanno pensato di fare un ulteriore passo avanti, anche rispetto alla centrale di Copenhagen. Lo hanno fatto guardando ancora più indietro nella storia dell’umanità, pensando bene di stu- diare un evento naturale molto più grande e più antico e della durata di diverse centinaia di milioni di anni. Questo processo, basato in sostanza sulla decomposizione anaerobica dei primi organismi viventi, ha permesso di creare e di accumulare nelle viscere della terra il petrolio e il gas naturale che ben conoscia- mo. Alla natura sono stati necessari milioni di anni ed enormi pressioni che hanno sviluppato temperature elevatissime. All’ENI hanno imparato a replicare l’intero processo in due o tre ore a temperature di soli 250-310 °C. E, per giunta, senza dover prima eliminare l’acqua. Il processo messo a punto da ENI prende il nome di termoliquefazione e permette di trasfor- mare in bio-olio la frazione umida dei rifiuti solidi urbani, vale a dire il contenuto del cassonetto dell’umido. Il bio-olio pro- dotto si può impiegare direttamente come olio combustibile, oppure si può inviare a un successivo stadio di raffinazione, ad esempio nella raffineria ENI di Sannazzaro. Si ottengono così biocarburanti da usare nelle nostre automobili. Insomma, molteplici sono i vantaggi del processo sviluppato nel Centro Ricerche ENI per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara: si usano come materia prima sostanze di scarto per le quali esiste già una filiera di raccolta, offrendo al contempo una so- luzione alternativa e virtuosa alla gestione dei rifiuti delle aree urbane; la biomassa umida viene trattata così com’è, evitando quindi i costi per l’essiccamento caratteristici di tutti gli ince- neritori, compreso quello di Copenhagen; sono inoltre suffi- cienti condizioni più blande rispetto ad altri processi termici di conversione come la gassificazione (800-1.000 °C) o la pirolisi (400-500 °C); e infine si produce un bio-olio con elevato con- tenuto di carbonio ed elevato potere calorifico (circa 35MJ/Kg) e la resa energetica è di oltre l’80%, nettamente superiore ri- spetto alla valorizzazione dei rifiuti a biogas (50-60%) e agli inceneritori (10-30%). Dopo il primo impianto pilota, realizzato a Novara e in grado di trattare mezza tonnellata di rifiuti per volta, è in corso la realizzazione di un impianto dimostrativo molto più grande. Questa rivoluzionaria classe di impianti per la gestione dei rifiuti umidi può dare al nostro Paese un decisi- vo contributo per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle Direttive Europee sulle fonti rinnovabili nei trasporti, consen- tendo di ottenere un biocarburante avanzato da materie pri- me di scarto. L’americano Richard Buckminster Fuller, inventore, architetto, designer e anche filosofo, negli Anni ‘70 del Novecento arrivò alla clamorosa conclusione che “l’inquinamento non è altro che una risorsa che non sfruttiamo: lo sprechiamo perché non siamo consapevoli del suo valore”. di queste tecnologie hanno il potenziale per pro- durre addirittura più energia elettrica di quanto sarebbe possibile per combustione diretta. Ciò è dovuto principalmente alla separazione dei componenti corrosivi, ossia le ceneri dal com- bustibile o carburante convertito, che consente temperature di combustione più elevate come in caldaie, turbine a gas, motori a combustione interna, celle a combustibile, aumentandone ad- dirittura il grado di efficienza. Fra le tecnologie di tipo termico, si devono considerare la gassifica- zione, la depolimerizzazione termica, che pro- duce petrolio sintetico, la pirolisi, che produce bio-olio combustibile, e la gassificazione ad arco di plasma. Delle tecnologie di tipo non termico invece fanno parte la digestione anaerobica che serve a produrre biometano, la fermentazione che consente di produrre etanolo, e i trattamenti biologici meccanici come nel caso di combusti- bile derivato da rifiuti. Il cosiddetto ‘combustibile derivato dai rifiuti’ è un combustibile ricavato da un opportuno trat- tamento chimico-fisico dei rifiuti solidi urbani. È formato essenzialmente da materie derivate dal petrolio come plastica, gomma, resine e fibre arti- ficiali, e si ottiene eliminando dai rifiuti le frazioni organiche e gli elementi non combustibili: in pra- tica, comprende la frazione secca, separata con sistemi meccanici, dei rifiuti solidi urbani raccolti in maniera indifferenziata e gli scarti provenienti dalla raccolta differenziata. Il risultato sono bloc- chi cilindrici più comunemente detti ‘ecoballe’, pronte per essere incenerite in appositi termova- lorizzatori per ricavarne energia termica, la quale può essere ulteriormente impiegata per produrre elettricità. A questo processo le normative im- pongono limiti sempre più restrittivi perché la presenza di questi derivati del petrolio, da una parte aumenta il potere calorifico, dall’altra, una volta combuste, costituisce un maggior rischio per la salute. Impianti a termoliquefazione di ENI Trarre energia dai rifiuti, dicevamo, è ormai un progetto che si sta perseguendo a tutte le latitu- dini. A Copenhagen è stato attivato l’avveniristico impianto di smaltimento e valorizzazione ener- getica dei rifiuti di Amager Bakke, grazie al quale verranno raggiunti nuovi record per il trattamen- to degli scarti urbani, la produzione di energia e la salvaguardia dell’ambiente. Per l’inceneritore di Copenhagen il principio di base è sempre lo stesso, antico come l’uomo: si ottiene energia spendendo altra energia, e cioè scaldando i rifiuti urbani, che per loro natura sono ricchi d’acqua, fino a quando questa viene eliminata. In questo modo possono finalmente bruciare liberando la propria energia. È a questo
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