Effinciency_and_Environment_03_2020
126 Efficiency & Environment - Marzo 2020 Abbiamo invertito la rotta? La salita, dicevamo, è ardua e faticosissima; e per parados- so, dobbiamo riuscire a salire sempre più in fretta. Nessuna rivoluzione può permettersi il lusso di rallentare, e nemme- no d’avere un passo costante; può solo accelerare. Così, nel pensiero attivista ambientalista nuove parole d’ordine e nuo- ve linee di condotta stanno già integrando o sostituendo le vecchie. Ma ci stiamo davvero avviando verso uno sviluppo pienamente sostenibile, che non arrechi ulteriori danni al no- stro ecosistema? Abbiamo almeno invertito la rotta? In effetti, anche il mondo dell’industria sta cambiando testa, perlustrando e sperimentando altre forme di economia. Tra queste emerge oggi la Blue Economy: una filosofia il cui pen- siero centrale non è più quello di limitare le attività industriali e commerciali a tutela dell’ambiente, bensì quello ancor più ambizioso di ispirare le nostre economie direttamente ad esso, prendendo come esempio gli stessi sistemi viventi. Si tratta in un certo senso di un’evoluzione della Green Economy, ma mentre lo scopo di quest’ultima era di abbattere le emissioni di CO2, la Blue Economy punta al completo azzeramento delle emissioni nocive. Essa si fonda infatti sullo sviluppo di principi fisici e sull’utilizzo di tecniche scientifiche che ci consentano di imitare le caratteristiche delle specie viventi al fine di trovare nuove tecniche di produzione o migliorare quelle già esistenti. Sì, questo sì che significherebbe davvero un’inversione di rot- ta. Se fino a ieri la tendenza era chiedere alle aziende di au- mentare gli investimenti per adottare sistemi che salvaguar- dassero l’ambiente, oggi con la Blue Economy è in qualche modo il contrario, ossia sviluppare la capacità di trarre il più possibile dalle risorse già a disposizione, con minor investi- mento e zero impatto ambientale. Inoltre, mentre l’economia verde rischiava d’essere alla portata solo di chi poteva soste- nere i costi spesso ingenti, quella blu permette a chiunque di Un pensiero blu Qual è la strada possibile verso un ecosistema sostenibile? Qual è la strada per mettere al sicuro il nostro futuro e quello delle generazioni che verranno? La risposta forse è nel fare il massimo con ciò che si ha P er troppo tempo l’Homo Sapiens ha sfruttato senza scrupoli tutto ciò che la natura metteva a dispo- sizione, portando così il delicato equilibrio del nostro ecosistema a una situazione di collasso, ormai prossima al punto di non ritorno. C’è stato un momento in cui però abbiamo capito di esserci spinti dav- vero troppo in là. Forse perché, grazie a una visione d’insieme che fino a quel momento era mancata, e che ora invece le tecnologie e i commerci e i viaggi ci aiutano a coglie- re con maggior lucidità, abbiamo realizzato che questo nostro mondo, per quanto vasto e meraviglioso, è un mondo finito, con limiti ben precisi, e quindi con vulnerabilità; siamo riusciti finalmente a vederlo come qualcosa di organico e osmotico che non possiamo divi- dere a piacimento e amministrare in parti o in ‘province’ separate. Dunque, a rigor di logica, avendo a nostra disposizione solo questo pia- neta, avremmo dovuto cominciare a prender- cene cura, così come ci prendiamo cura dei nostri figli, ai quali, del resto, lo lasceremo. Naturalmente, ciò non era ancora la soluzio- ne del problema, ma solo l’inizio di un’ardua, faticosissima salita. Da quel momento le pro- teste e le battaglie ambientaliste sono anda- te crescendo anno dopo anno, raccogliendo consenso e allargando via via la loro base, inducendo gradualmente anche gli Stati e le economie ad assumersi le loro responsabili- tà e a emettere leggi più stringenti in materia d’impatto ecologico. Questo fino ad oggi gra- zie anche a una ragazzina di 16 anni che (cosa inimmaginabile solo pochi anni fa) si ‘permet- te’ di affrontare a viso aperto all’Onu e a Davos il presidente del Paese più potente e ricco del mondo. E di combatterlo. Lucilla La Puma Speciale Blue economy Foto tratta da www.pixabay.com
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