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Panorama NOVEMBRE-DICEMBRE 2023 AUTOMAZIONE OGGI 450 | 31 che, cerealicole e altre colture. Insomma, un progetto ad ampio raggio. Con il professor Carnevale, all’interno di una convenzione con l’università Tor Vergata in questo progetto, abbiamo iniziato lo sviluppo di un rover autonomo, in particolare per opera- zioni in campo, che è statomostrato al pubblico per la prima volta all’interno delle ‘Giornate del SOI’, durante le quali sono state presentate in- novazioni digitali inerenti al precision farming. Questa esperienza è stata fatta per rispondere a specifiche richieste ricevute su ambiti di par- ticolare interesse, in particolare per colture intensive da serra, come le fresh cut salads (lat- tughini, rucola etc.), che vengono prodotte in elevate quantità, compiendomolti cicli annui; si tratta di colture altamente redditizie, che però richiedono anche una grande manodopera. Da qui la necessità di sviluppare e costruire un rover che possa guidare in modo autonomo e svolgere direttamente operazioni sul campo e in serra, lì dove potremmo avere dei problemi con il GPS o l’RTK (Real Time Kinematic). Quindi c’era la necessità di utilizzare sistemi di guida autonoma non basati esclusivamente su GPS ma con altre tecnologie, come le UWB (Ultra Wide Band), ad esempio. Si tratta di una ricerca con risvolti pratici e per la quale abbiamo avuto forti riscontri da parte di tecnici, agronomi e operatori del settore che ne hanno richiesto l’utilizzo e lo sviluppo, soprattutto per opera- zioni di weeding (ovvero di rimozione delle infestanti) o trattamenti radio-variabili diret- tamente in campo, come l’esecuzione di inter- venti di concimazione in punti specifici dove appare la necessità di apportare un elemento azotato o un altro prodotto necessario alla coltura nel momento in considerazione. Simil- mente possiamo parlare di precision weeding, anche qui con un approccio da noi proposto, che usa un raggio laser deviato da uno spec- chietto al molibdeno, che viene diretto sull’in- festante dopo averlo identificato tramite analisi delle immagini, e provvede a tagliare o bruciare l’infestante. Insomma, siamo stati molto soddi- sfatti dalla ricezione della nostra proposta. Nella vostra esperienza, le aziende sono ricettive alle vostre proposte di innovazione? Quali sono i fattori motivanti e quali le remore all’adozione delle nuove tecnologie? Quali sono le richieste più frequenti che ricevete? Pallottino : Le operazioni proposte sono attual- mente in fase di semi-commercial trial o semi- commercial prototype: cioè esistono alcune macchine già in vendita sul mercato, ma sono rivolte esclusivamente a operazioni e ambienti molto specifici, ad esempio per il weeding su casi molto limitati, mentre non ci sono mac- chine flessibili in grado di replicare le stesse operazioni in una varietà di ambienti diversi. Perciò noi abbiamo sviluppato questo rover avendo in mente la capacità di poter variare la larghezza della campata e dell’altezza di lavoro. Quindi la flessibilità massima è stato il principio ispiratore della nostra macchina. Esistono poi una serie di tecnologie che sono già arrivate alla maturità piena, e ci hanno ormai introdotto nell’era del precision farming: la guida auto- noma ormai è assodata, l’autonomous map- ping con i droni, l’autonomous spraying (con i droni che distribuiscono autonomamente i pesticidi, anche se tale pratica in particolare in Italia è vietata). Occorrerebbe un maggior collegamento fra ricerca e utenti, che in particolare in Italia è carente. Noi come Crea riceviamo alcune ri- chieste, ma questo link dovrebbe essere sicu- ramente rafforzato. C’è poi un problema che si sta pian piano risolvendo, legato all’informatiz- zazione e alla conoscenza tecnologica da parte dei conduttori delle aziende, che poi si trovano a implementare e utilizzare tali strumenti. Va tenuto conto che non è banale organizzare corsi di formazione per superare tale pro- blema. Ci sono poi delle notevoli remore legate agli aspetti economici, ovvero la domanda su quanto l’acquisto di queste tecnologie si tra- duce in un risparmio in termini di tempo e di denaro. Iniziano ad apparire alcuni studi che quantificano i vantaggi economici derivanti dall’agricoltura di precisione sviluppata negli anni passati, ma quando si inizia a parlare di ro- botica e meccatronica questi studi sono tutt’ora mancanti. Stanno iniziando a diffondersi alcuni robot, ma attualmente il mercato di tali rover è così ridotto che in sostanza siamo ancora in una fase di carenza di dati e di necessità di verifiche dell’economicità pratica del processo produt- tivo automatizzato. C’è anche un certo timore circa la difficoltà di utilizzo: siamo ancora lon- tani dal plug&play, anzi spesso i sistemi sono abbastanza complessi da gestire. Infine, anche se non se ne parla molto, iniziano già a serpeg- giare timori di possibile obsolescenza di un ac- quisto economicamente importante come un rover, tenendo conto della rapidità dell’evolu- zione di tutto ciò che ha a che fare con elettro- nica e l’informatica. Va pure considerato che la dimensione media dell’azienda agricola italiana si aggira fra i 10 e i 15 ettari; questo vuol dire che per tali aziende risulta economicamente molto impegnativo implementare una tecno- logia di tipo robotico, considerando che chi le sviluppa tende a realizzare sistemi chiusi, con assistenza e supporto onerosi, scoraggiando così le aziende di piccole dimensioni. D’altro canto, l’adozione nelle grandi aziende, che pos- sono permettersi agronomi e tecnici specializ- zati di campo, è molto facilitata, e tali aziende che gestiscono centinaia di ettari sono forte- mente interessate ai prodotti di tipo robotico. Da questo punto di vista, il nostro approccio è molto diverso: cerchiamo di utilizzare tecnolo- gie open access e realizzare sistemi aperti che consentano di essere modificati e aggiornati in futuro. Non ultimo, con l’uso di tecnologie low cost possiamo ottenere costi più bassi per ridurre l’impatto economico iniziale, e cer- chiamo come gruppo di ricerca di sviluppare anche piccole applicazioni (anche al di là della robotica di campo) low cost e open source che risolvano problemi reali ma con costi conte- nuti: questo aiuta a diminuire lo scetticismo da parte delle aziende e a coinvolgere gli operatori in una relazione di fiducia e di crescita, anche a fronte di piccoli investimenti iniziali. C’è una battaglia culturale da svolgere, se si considera che spesso le aziende sono diffidenti anche semplicemente rispetto all’acquisizione di dati georeferenziati, ed è quindi importante fare azioni dimostrative e mostrare prove tangibili di come tali tecnologie offrano un notevole valore economico e siano essenziali per ridurre l’impatto ambientale rispetto a pratiche più convenzionali. Federico Pallottino, primo ricercatore Crea - Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria, Centro Ingegneria e trasformazioni agroalimentari, sede di Monterotondo

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