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Tavola rotonda OTTOBRE 2022 AUTOMAZIONE OGGI 441 | 71 Sempre meno greenwashing, sempre più concretezza È evidente quanto i cambiamenti climatici stiano permeando la coscienza degli individui e delle imprese, ma spesso non ci rendiamo conto in quale misura. L’Osservatorio Mecspe pubblicato lo scorso marzo evidenzia il cre- scente numero di azioni che le imprese hanno intrapreso per diventare più green: dall’utilizzo di dispositivi a basso consumo energetico, all’acquisto di macchinari di nuova genera- zione, fino all’installazione di impianti di pro- duzione di energia da fonti rinnovabili. Il 39% delle 980 realtà intervistate dall’Osservatorio ha affermato di essere ‘sostenibile’. La stessa ricerca mette, tuttavia, in evidenza come la co- noscenza dei criteri ESG (Environmental Social Governance) sia superficiale. Nonostante questi siano i parametri di valutazione dell’impatto di un’attività imprenditoriale e siano essenziali per attrarre investimenti e migliorare la repu- tazione aziendale, solo 1 realtà su 3 (33%) li conosce. La coscienza individuale e le indicazioni delle istituzioni internazionali non sono però gli unici driver. Le possibilità offerte dal Pnrr, che prevede quasi 60 miliardi di investimenti a so- stegno della transizione green dei processi di produzione, sono un ulteriore incentivo per le imprese italiane. Un nuovo approccio Oltre a ottimizzare i processi, re-manufacturing e de-manufacturing portano dei benefici eco- nomici. Secondo alcuni recenti studi è possibile avere una riduzione dei costi di produzione fino al 50%, un risparmio fino al 60% grazie al mi- nore consumo energetico (dato purtroppo da rivedere alla luce dell’attuale impennata dei costi dell’energia) e una diminuzione dei costi riguardanti i materiali che può arrivare fino al 70%. Come spiegato nello studio ‘Digitally enabled circular manufacturing’, presentato da World Manufacturing Foundation durante il World Manufacturing Forum 2021, si deve però fare attenzione: l'economia circolare non è il fine per raggiungere determinati obiettivi, ma il mezzo. Se da un lato è infatti fondamentale focalizzarsi sull’estensione del ciclo di vita del prodotto e sul suo continuo miglioramento, dall’altro è necessario evitare il loop produttivo che immette costantemente nuovi beni sul mercato. Lo stesso studio mette in evidenza 5 obiettivi strategici che le aziende dovrebbero perseguire nel nuovo processo produttivo. Il primo è una progettazione che tenga in consi- derazione i materiali che possono essere riutiliz- zati. Il secondo è l’attivazione di progetti basati sulle nuove tecnologie abilitanti insite nell’In- dustria 4.0, come IoT, blockchain, stampa 3D e intelligenza artificiale, per incentivare le fun- zioni di servizio dei singoli prodotti e favorire un allungamento del ciclo di vita. Segue poi la necessità di aggiornare, modificare e cambiare materiali, macchine e processi. Come quarto obiettivo indica la possibilità di sviluppare e incrementare i servizi di manutenzione per, promuovere il ricircolo e il riutilizzo. Da ultimo, viene indicata la scelta di utilizzare energie rin- novabili al posto di quelle tradizionali. Non ci può essere però una transizione del manifatturiero verso il re-manufacturing senza anche una digital transformation. L’integra- zione tra OT (Operational Technology) e IT (In- formation Technology) porta a una maggiore semplificazione dell’automazione, più accessi- bile, più flessibile e con una migliore gestione dei dati. Dati che non solo supportano i processi decisionali, ma che devono creare valore lungo l’intera filiera. Produttori e riciclatori hanno già iniziato a collaborare in modo da condividere le informazioni riguardanti la composizione del prodotto e migliorare i processi di riciclo e smaltimento, ma non basta. È necessario mi- gliorare queste ‘piattaforme di conversazione’ rendendole univoche, standardizzate e acces- sibili a tutti gli stakeholder d’impresa, partner, fornitori e distributori e con la massima atten- zione alla sicurezza. Abbiamo raccolto su questo tema i pareri di Luigi Salerno , general manager Italia di Aras ( www.aras.com/en ), Flora Garraffa , re- sponsabile salute, ambiente, sicurezza e ma- nutenzione di Bosch Rexroth Oil Control ( www.boschrexroth.com/it/it ), Massimo Bar- tolotta , segment marketing manager Moem, di Eaton Italia ( www.eaton.com/it/it-it.html ); Mauro Colombo , technology&innovation di- rector di HPE - Hewlett Packard Enterprise Italia ( www.hpe.com/it/it/home.html ), Fiorella Lagna , VSD product manager di Schneider Electric ( www.se.com/it/it ) ; Primiano De Rosa Giglio , business line manager sustainability, di- visione Business Assurance, di TÜV Italia ( www. tuvsud.com/it-it ) . L’opinione delle aziende: gli ostacoli da superare Il numero di esempi d’eccellenza nella circular economy sta crescendo rapidamente, ma spesso si tratta di casi difficili da replicare. Secondo lei, quali sono gli ostacoli che le aziende devono af- frontare nell’adozione di soluzioni circolari ed ecoefficienti, per realizzare modelli di produzione più responsabili e replicabili? Salerno : Affinché possa esistere un’economia circolare efficace, i prodotti devono soddisfare diversi requisiti. In primo luogo, la materia prima ottenuta deve essere conforme a criteri ambientali e sociali. Poi, tutte le parti coinvolte nella supply chain si devono preoccupare di ri- durre al minimo le distanze e organizzare solo i trasporti assolutamente necessari. I prodotti Fonte: Shutterstock Le ‘piattaforme di conversazione’ devono essere univoche, standardizzate e accessibili a tutti gli stakeholder d’impresa, partner, fornitori e distributori

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