433 - Automazione Oggi - Ottobre 2021

OTTOBRE 2021 AUTOMAZIONE OGGI 433 65 però adeguatamente preparati a rispondere effetti- vamente agli sconvolgimenti pandemici e principal- mente in Asia, continente che è già stato esposto alla pandemia da Sars nei primi anni del 2000. Uno studio di Arthur D. Little evidenzia le principali cause di mala- gestione del rischio di catastrofe e suggerisce dove intervenire affinché situazioni di questo tipo non si verifichino con la stessa violenza distruttiva del 2020. Rischi prevedibili Crisi della portata del Covid-19, sanitarie o meno, si verificano regolarmente: dalla storica epidemia di influenza ‘Spagnola’ del 1918 fino alla Sars del 2003, passando per il focolaio di Ebola del 2014, il più esteso nella storia documentata, che ha causato 30.000 morti e danni economici per circa 2,2 miliardi di dollari in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Il report evidenzia anche le numerose crisi naturali verifica- tesi nell’ultimo ventennio, il terremoto di Fukushima, l’Uragano Katrina fra gli altri, e le principali catastrofi industriali, come la crisi Bhopal del 1984, l’incidente Seveso del 1976 e la più grande catastrofe naturale della storia d’America, con l’esplosione della piatta- forma petrolifera Deepwater Horizon nel 2010. Eventi e fenomeni assolutamente prevedibili con un preciso modello di gestione del rischio, sostiene il report di Ar- thur D Little, che identifica i principali fattori chiave che contribuiscono a sottovalutare il rischio di catastrofe e ripetere gli stessi errori a distanza di pochi anni. Prima di tutto la mentalità iper-positiva del ‘si può fare’, molto radicata all’interno di organizzazioni che spesso sottovalutano il valore di aspetti quali prudenza, attenzione ai dettagli e cautela nei top leader. Poi la ‘trappola’ del breve periodo, per cui capi di Governo e d’azienda che molto spesso tendono a essere giudicati su di un arco di tempo breve, tendono a posticipare azioni volte alla prevenzione, in quanto i rischi di grande portata tendono a essere infrequenti. A questi si aggiunge il bisogno di vivere qualcosa per crederci. Si racconta spesso che le persone non imparino dalla storia, ma è più accurato dire che le persone non imparano dalla storia di qualcun altro. I Paesi che meglio hanno reagito al Covid-19, infatti, sono stati gli stessi che avevano vissuto la Sars. Certo, è facile criticare con il ‘senno di poi’, ma è impossi- bile non concludere che gli attuali approcci di gestione del rischio e della resilienza sono inadeguati. Il mondo imparerà dal Covid-19, come ha imparato dall’11 settembre e numerosi nuovi controlli e misure saranno messi in atto per proteggersi da future pandemie. Ma che ne sarà del prossimo disastro globale che avrà un aspetto diverso dal Covid-19? È necessario un grande ripensa- mento della gestione del rischio, riconoscendo le debolezze sottostanti e muovendosi verso un approccio molto più dinamico, di rilevamento e risposta, abilitato dalle nuove tecnologie digitali. Impariamo dai dati Se viene accettato il fatto che negli ultimi anni Governi e aziende non ab- biano investito particolare interesse e risorse nella prevenzione di eventi catastrofici, risulta quantomeno necessario portare avanti lo sviluppo di un sistema di prevenzione e segnalazioni basato su tecnologie che impiegano i Big Data. Così un approccio basato sui dati permetterebbe di sviluppare dei modelli predittivi grazie ai recenti sviluppi in tema di intelligenza arti- ficiale e machine learning. Infatti, sostiene lo studio, nel momento in cui si verifica una crisi è preferibile aver adottato un approccio preventivo, leg- gendo gli indicatori nascosti fra i dati, rispetto a un modello reattivo. Nonostante i danni arrecati, i tempi di crisi spesso portano a miglio- ramenti e nuove opportunità. Paesi come Singapore, Corea del Sud e Australia offrono esempi virtuosi di un modello di gestione dell’emer- genza. Nella recente analisi sulle migliori partiche di risposta al Covid- 19, condotta da Arthur D. Little in collaborazione con 25 CEO, sono emerse cinque linee guida per ottimizzare la gestione del rischio: 1. muoversi velocemente, supporre il peggio ed essere esaustivi (non passo dopo passo); garantire la sicurezza dei dipendenti prima e la continuità operativa dopo; essere agili e flessibili, ma con una solida struttura di base; 2. tenere il personale strettamente informato, essere diretti e dettagliati, ed essere pronti a spendere la maggior parte del tempo su questo; concentrarsi sulla positività e sul morale; ascoltare oltre che parlare; creare due distinti team, A e B, fisicamente separati per le ope- razioni critiche; 3. collaborare strettamente e apertamente con il governo e le au- torità; impegnarsi con i sindacati; raggiungere e sostenere le comunità locali; 4. essere realistici ma iniziare a pianificare la ripresa fin da subito; 5. utilizzare team separati per lavorare sulla ripresa quando la crisi è ancora in corso; sfruttare il potenziale delle opportunità nella ‘nuova normalità’ del futuro. • Arthur D. Little Italia - www.adlittle.it È necessario ripensare la gestione del rischio, riconoscendo le mancanze registrate nell’affrontare il Covid-19 e muovendosi verso un approccio più dinamico, abilitato dall tecnologie digital Fonte Pixabay Absolut Vision

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