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che utilizzate sono oggi raffinatissime. Una volta montati sulle schede, o il componente funziona, oppure restituisce valori non conformi e non in linea con la scheda tecnica. In questo secondo caso, il danno è fatto. Si dovranno impiegare tempo e risorse umane per la rilavorazione della scheda. Immaginiamo per esempio un lotto di produzione di 5.000 unità: il danno può rivelarsi enorme”. A.O.: Come state affrontando il problema in azienda? Rossi: “La nostra azienda si occupa di approvvi- gionamento, sui mercati asiatici, di componenti difficilmente reperibili presso i canali ufficiali. Lo facciamo con rigore metodologico, personale madrelingua cinese e partnership con laboratori che effettuano test sui componenti acquistati, eliminando i ‘passaggi superflui’, ovvero i broker asiatici”. A.O.: Chi sta traendo secondo lei i maggiori vantaggi da questa situazione? Rossi: “Per rispondere occorre spostare il di- scorso sul piano macroeconomico. Le aziende piccole, medie e grandi sono tutte state inve- stite dalla crisi dei semiconduttori. Basti pensare a come sia quasi impossibile, al momento, acca- parrarsi una playstation. Ma è quando parliamo di blocchi economici globali che possiamo indi- viduare certamente un vincitore, e secondo me è la Cina. Le maggiori produzioni hanno sede lì. Non è un caso che Biden abbia da poco chia- mato a raccolta i maggiori produttori americani di componenti. Un chiaro segnale per riaffer- mare il principio secondo il quale è necessaria un’inversione di tendenza netta riguardo alla scelta dei luoghi di produzione, per arginare negli anni a venire il ‘gigante asiatico’”. A.O.: Qualepensapossaessereuna ‘ricetta’ per evitare che simili problematiche si verifichino nuovamente in futuro? Rossi: “La capacità di fare programmazione è il cardine della strategia grazie alla quale le im- prese più ‘illuminate’ potranno far fronte a con- giunture come quella che stanno attraversando oggi. La competizione sta aumentando e la do- manda di componenti a livello globale è desti- nata a salire vertiginosamente. È bene dunque investire risorse per creare stock interni utili in tempi di penuria. Bisogna certo fare i conti con la rigidità tipica dei processi di management evi- denziati dalle aziende italiane, talvolta incapaci di cogliere i segnali di allarme. Se fossi stato un titolare di azienda di produzione elettronica, non avrei aspettato il 2021 per effettuare gli acquisti strategici. Mi sarei mosso lo scorso anno, i pre- detti segnali erano già evidenti e preoccupanti”. A.O.: In che modo secondo lei questa espe- rienza trasformerà il rapporto fra produttori e fornitori? Rossi: “È auspicabile che le aziende com- prendano l’importanza di uscire dalla propria ‘comfort zone’: la distribuzione ufficiale non ha saputo far fronte alla crisi e ha letteralmente creato enormi problemi e blocchi produttivi alle aziende che, talvolta per pigrizia, hanno conti- nuato a inviare il 90% dei propri ordini ai soliti noti: multinazionali che ora non sanno cosa ri- spondere di fronte alle richieste pressanti del settore. Mi spiego meglio: gli agenti dei grandi distributori di componenti sono soliti richiedere una quota minima di fatturato. Così facendo, blindano le aziende acquirenti. Se questo può funzionare in momenti di vacche grasse, ora che le vacche appaiono smunte le aziende non riescono a essere adeguatamente agili e abili a individuare soluzioni alternative. Il 90%dell’elet- tronica mondiale viene scambiato a Shenzhen, in Cina, e questo forsemolti ancora non lo sanno. Di qui il nostro impegno, anzitutto, a informare sugli ulteriori, controllati e sicuri canali di ap- provvigionamento”. ICS Industrial www.sayics.com
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