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Tesla, Audi e Mercedes sono i portabandiera di questa categoria. Con la guida completamente automatizzata, invece, la vettura monitora l’am- biente esterno con sensori e telecamere, determina le modalità di guida e si muove da sola mentre il conducente può dedicarsi ad altro. Questo ‘pilota automatico’ però può essere abilitato solo in determinate situa- zioni (ODD-Operational Domain Design). Le principali case automobilistiche, tra cui Audi, Ford, Mercedes e Toyota, hanno reso le loro vetture sempre più autonome e hanno sviluppato so- luzioni sensor-based che intervengono laddove l’uomo commette più facilmente errori, oppure è meno attento, come per esempio a velocità molto basse o estremamente alte, oppure nei tratti autostradali. Infine, veniamo all’ultimo livello, della guida autonoma. Qui c’è l’auto del futuro, quella che abbiamo visto nel ‘Quinto Elemento’ di Luc Bes- son, dove non servono volanti o pedaliere, tantomeno autisti. Tutti sono solo passeggeri. La vettura sceglie inmodo autonomo il percorso e come reagire alle diverse situazioni complesse che la strada propone. Questa auto, che apre nuove possibilità di trasporto per persone con disabilità, pensionati e anchebambini, si basa suunmixdi sensori, telecamere radar e intelligenza artificiale (Advanced Driver Assistance Systems) ed esclude l’interventodell’essereumano. Inoltre, èdotatadi un sistemaper la comu- nicazione fra veicolo e veicolo (V2V) e fra veicolo e infrastruttura (V2I). Se i livelli 1 e 2 sono presenti anche sulle vetture più economiche, l’automa- zione di terzo tipo è un’esclusiva dei modelli top di gamma, ma siamo in dirittura di arrivo anche per una diffusione più ampia dei modelli di livello 4. Aoggi solo un’automobile è stata ufficialmente certificata come ‘guida autonoma’, la Waymo (comunemente nota come ‘Google self driving Car’), mentre la Tesla è associata all’ultimo livello indicato dalla SAE. Tut- tavia, sebbenemolte case automobilistiche stiano lavorando alla prototi- pazionedi vetturedi livello4 e 5, nonpotremovederle in circolazione fino aquandonon sarà concordatoa livello internazionaleunprotocolloper la revisione del Codice della Strada e fintanto che le infrastrutture cittadine non saranno dotate delle necessarie tecnologie a corredo. Dentro il cofano dell’auto a guida autonoma Le self driving car, che si fondano sul principio del pilota automatico in- trodotto nel 2015, si basano su un processo in 4 fasi: la ‘percezione’, che impiega sensori multiusoper analizzare l’ambiente circostante, la ‘localiz- zazione’, che si avvale del sistema di navigazione per collocare la vettura con precisione sulla mappa, la ‘pianificazione’, che genera traiettorie co- struite su analisi di fattibilità, infine il ‘controllo’, che permette l’intervento umano. Il primo step è analizzare l’ambiente esterno. Dopo che la destinazione è stata impostata, la vettura raccoglie tutti i dati necessari per pianificare il migliore percorso possibile. Le telecamere (solitamente 8) installate sul parabrezza e sugli specchietti laterali, i sensori a ultrasuoni (almeno 12) posizionati sul paraurti anteriore e posteriore, i radar a lungo e corto rag- gio e Lidar rilevano le informazioni inerenti al movimento degli oggetti e alla morfologia della strada. Si ha così una percezione dell’ambiente limi- trofo incoerenza con lageolocalizzazionedatadal sistemadi navigazione. L’analisi permette anche di individuare se ogni oggetto è in movimento oppure se è parcheggiato. Consente inoltre di categorizzare le autovet- ture prossime alla self driving car. La Waymo, per esempio, le cataloga in ‘normali’, ‘polizia’, ‘ambulanza’, ‘pompieri’ e ‘scuolabus’. Nonostante l’attenta analisi della situazione esterna, le simulazioni e i dati forniti dalle case produttrici, restano ancora diverse circostanze in cui la vetturanon riesce a riconoscerequantohadi fronte. Attraverso la compa- razione con mappe preesistenti e le informazioni sui lavori in corso sono

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