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GIUGNO-LUGLIO 2021 AUTOMAZIONE OGGI 431 85 quantità di dati, ad esempio per implementare modelli predittivi o algoritmi di ML/AI. Per contro, il trasferimento di dati e workload nel cloud richiede adeguate ri- sorse in termini di banda e latenza; quest’ultima, in particolare, limita il ricorso al cloud quando sia im- perativo contenere i tempi di ge- stione e manipolazione dei dati. Vi sono poi temi inerenti ai costi complessivi in rapporto ad archi- tetture alternative che dipendono anche dal livello di ingegnerizza- zione o reingegnerizzazione delle applicazioni per il mondo cloud. La domanda chiave dovrebbe es- sere se il cloud, anche quello pubblico o ibrido, sia sicuro. La risposta è che sì, è possibile rendere qualunque forma di cloud sicura. Simone Zanotti, sales & marketing director, E4 Computer Engineering: L’elevato grado di automazione, la delega e il coinvolgimento degli utenti vanno sicuramente annoverati tra i benefici più evidenti del cloud computing. Questi elementi consentono di sgravare le risorse IT specializzate da operazioni ripetitive e di basso livello e, attraverso permessi e deleghe con- cessi a risorse non IT, di migliorarne la soddisfazione grazie alla maggiore autonomia percepita. Si tratta comunque di vantaggi totalmente slegati dal modello di erogazione della tecnologia cloud, ovvero ottenibili anche con piatta- forme private cloud. Uno degli svantaggi più ricorrenti è invece l’effetto boomerang o la disillusione a seguito di un’ado- zione frettolosa delle piattaforme cloud. Il cloud non è una panacea per migliorare le performance o la qualità dei servizi erogati: se gli ambienti applicativi e di middle- ware soprastanti non sono stati pensati per il cloud e conservano logiche superate, il rischio di per- dere il controllo e fare aumentare i costi operativi dell’infra- struttura è elevato. Un caso tipico è la migrazione tout court dell’intera architettura su un public cloud provider attraverso il ‘lift and shift’, seguendo logiche di funzionamento delle ar- chitetture on premise. Se una macchina virtuale accesa e attiva 24 ore al giorno, sfruttata solo per una minima parte di tempo poteva anche essere trascurabile in un’infrastruttura on pre- mise, su un cloud pubblico si traduce in un costo diretto. Alberto Griffini, product manager Plc & Scada, Mitsubishi Electric: Il cloud permette alle aziende di esternalizzare alcuni servizi legati all’IT e questo significa prima di tutto ridurre le spese in conto capitale (CapEx), aumentando quelle operative e di gestione (OpEx). Ciò consente di evitare alcuni investimenti immediati a livello di macchine e software interni, che andreb- bero ammortizzati sul lungo pe- riodo, a favore di spese operative, da spalmare nel tempo, per il pa- gamento dei servizi esternalizzati. È una strategia che segue un trend partito dal mondo consumer e che si sta gradualmente diffondendo anche in quello industriale, sfrut- tando l’IoT e l’accesso a servizi su server e piattaforme esterne. L’utilizzo di servizi cloud offre il vantaggio di una semplice ac- cessibilità da qualunque posto ci si trovi, oltre a essere facilmente espandibile in base alle esigenze aziendali. D’altro canto, la scelta di servizi cloud esternalizzati comporta lo svantaggio di una minore sicurezza dei dati rispetto all’utilizzo di sistemi interni all’azienda. Sergio Feliziani, country manager, Commvault Italia: Il cloud ha reso disponibili investimenti che precedentemente erano vincolati all’acquisto di complesse infrastrutture, riducendo la complessità e garantendo flessibilità e sicurezza. Personalmente ritengo che sebbene l’Edge Computing sia lo strumento ideale per la raccolta in ‘prossimità’ di una mole importante di dati de- rivanti dalle soluzioni IoT (ad esempio sonde sul territorio, tri- velle industriali, turbine di aerei), questa modalità di computing abbia comunque necessità di un repository intelligente, quindi di una soluzione cloud, per tutti quei dati che devono essere comunque memorizzati in sicurezza, storicizzati e analizzati nel tempo. Ciò anche in considerazione di alcuni punti critici dell’edge computing: infatti un sistema distribuito è molto più complesso di un’architettura cloud centralizzata, dovendo com- binare tra loro un’eterogeneità di componenti di rete, anche di produttori diversi, che comunicano tra loro attraverso una va- rietà di interfacce. Luca Bigotta, sales specialist, hybrid cloud & edge, Red Hat: Il cloud porta con sé una serie innegabile di vantaggi quali la disponibilità di risorse e capacità di calcolo, la scalabilità delle stesse on demand secondo le necessità e i picchi del proprio business, o anche la possibilità di delegare aspetti sistemistici e di gestione dei pacchetti applicativi (nel caso di utilizzo di com- ponenti managed, PaaS o SaaS). Tuttavia, i maggiori vantaggi del Cloud Computing si ottengono adottando per le proprie applicazioni il paradigma delle cloud Native Application (CNA) basate su microservizi, API e container. Resilienza applicativa, elasticità, velocità di sviluppo e rilascio di applicazioni (ridotto time-to-market) sono solo alcuni tra i prin- cipali vantaggi. Gli svantaggi sono invece riconducibili al fatto stesso di affidare le proprie applicazioni, business-critical o meno, a un partner esterno (il cloud provider) con il conseguente rischio di lock- in e di successivo aumento dei costi, e anche alla lontananza e/o latenza di rete che può risultare inaccettabile in determinati contesti produttivi. Per evitare questi svantaggi servirebbe un approccio hybrid Multi cloud: ‘Multi’ per evitare il rischio di lock- in, e ‘hybrid’ per beneficiare dei vantaggi dei microservizi sia nei vari cloud provider, sia presso i propri datacenter, sia all’edge. Umberto Pirovano, manager system engineering, Palo Alto Networks Simone Zanotti, sales & marketing director, E4 Computer Engineering Alberto Griffini, product manager Plc & Scada, Mitsubishi Electric
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