AO_430
AUTOMAZIONE OGGI 430 SOLUZIONI SOFTWARE PER L’INDUSTRIA 77 S SI mercato grado di maturità maggiore rispetto ad altre geografie: l’au- tomatizzazione di magazzini e centri di distribuzione (57%), l’uso di sensori in grado di rilevare la qualità di un prodotto/ processo aziendale (53%) e prodotti smart e interconnessi grazie a tecnologie IoT (40%). “Affinché si possa registrare un aumento del grado di maturità delle aziende nel prossimo futuro” ha proseguito Muggetti “data la complessità di questi progetti e i loro impatti su tutta la struttura aziendale, i leader dovranno adottare un approccio olistico all’Industria 4.0, che vada oltre la sola tecnologia e tenga conto anche del modello di business e delle trasformazioni organizzative sottostanti”. La maggiore propensione delle aziende a supportare inizia- tive di Industria 4.0 ha portato le stesse ad aprirsi a ecosistemi di smart manufacturing. Muggetti ha spiegato: “Data la com- posizione del tessuto produttivo italiano, caratterizzato da una quota notevole di micro e piccole imprese, il ruolo degli ecosistemi è quanto mai centrale in quanto aiutano a otti- mizzare i processi innovativi, facendo leva sia sulla ricerca condotta internamente all’azienda sia sui processi di trasferi- mento tecnologico con soggetti terzi, non necessariamente facenti parti della medesima filiera del valore, con cui si con- dividono sia obiettivi sia sfide. I principali vantaggi, offerti da un approccio ecosistemico, risiedono nella possibilità delle aziende di colmare velocemente gap di natura economica, finanziaria, organizzativa e tecnica e nell’effetto ‘rete’ degli ecosistemi, grazie ai quali l’interazione fra una pluralità di soggetti, aventi ciascuno specifiche competenze e risorse, produce un valore superiore alla somma delle singole parti”. Gli ecosistemi produttivi Le aziende italiane partecipano a ecosistemi produttivi in ambito smart-manufacturing prima di tutto per migliorare il proprio time-to-market (34%), sviluppare nuovi canali o mer- cati (29%) e migliorare la propria capacità innovativa (26%). Una potenziale riduzione dei costi, sebbene rappresenti un aspetto molto rilevante e generi benefici non trascurabili, specialmente in un contesto quale quello che le aziende stanno attraversando a causa delle conseguenze della pandemia, non è però la determinante principale della costituzione di un ecosistema (14%). Secondo l’analisi di De- loitte, condotta sulle principali dimensioni di valutazione di un approccio ecosistemico, la ma- turità dichiarata dalle aziende manifatturiere italiane è quasi sempre inferiore rispetto a quella che le loro azioni e strate- gie lascerebbero intendere. Alla richiesta di esaminare lo stato attuale di maturità dei loro eco- sistemi, solo tra il 7% e il 47% dei responsabili aziendali inter- vistati si è classificato a un livello di maturità di 4 o 5 su 5 per ciascuna delle caratteristiche identificate. Il divario esistente rispetto all’importanza di ciascuna caratteristica suggerisce che, mentre le aziende hanno sviluppato connessioni esterne a supporto dei loro sforzi in ambito Industry 4.0, queste non sono ancora sufficienti per poter parlare di un totale approc- cio ecosistemico. Il modesto livello di maturità delle aziende manifatturiere ita- liane si riflette anche nella tipologia di ecosistemi che si vanno creando e diffondendosi. Ad oggi, il 93% delle aziende in Ita- lia ha dichiarato di concentrarsi sullo sviluppo di ecosistemi produttivi, cioè quelli il cui fine ultimo è garantire attraverso l’adozione di opportune soluzioni tecnologiche un ottimale utilizzo della capacità produttiva installata. Altri ecosistemi, fra cui quelli riconducibili alla supply chain (33%) e ai talenti (27%) sono oggi solo meno ricercati, non meno importanti. Infine, sul fronte della cybersecurity un’azienda manifattu- riera italiana su quattro ha evidenziato fra i maggiori ostacoli alla diffusione degli ecosistemi proprio il tema della sicurezza informatica. Muggetti ha spiegato che “a causa della natura interconnessa, always-on e aperta delle tecnologie 4.0, si è assistito a una proliferazione delle potenziali vulnerabilità e a un ampiamento della superficie d’attacco. In un contesto di ecosistema, le aziende non solo devono prestare attenzione e prevenire l’accesso non autorizzato a risorse aziendali, il furto di tecnologie produttive e la disruption delle operation, ma anche devono evitare che gli hacker usino i sistemi infor- mativi aziendali come hub per sferrare nuovi attacchi verso gli altri partecipanti all’ecosistema”. Deloitte - www2.deloitte.com/it/it Foto di Mohamed Hassan da Pixabay
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