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APRILE 2021 AUTOMAZIONE OGGI 429 92 AO INDUSTRIA 4.0 Profonda incertezza per il manifatturiero Oggi permane ancora una situazione di profonda incertezza a causa della pandemia. “Il Covid-19 ha prodotto circa due milioni di morti a livello mondiale, di cui circa 100.000 in Italia. Il PIL globale è calato quest’anno del 3,5%, in Italia del 9%, e per il 2021 le previsioni sono in continuo aggiornamento” ha ricordato LucaManuelli, CDOdi An- saldo Energia, CEL Ansaldo Nucleare, presidente di CFI. “Allo stato attuale è tuttavia prevista una crescita mondiale del 5%, mentre in Italia con ogni probabilità ci si fermerà al 3-3,5%, al di sotto degli obiettivi europei del 4,2%”. Produrre un Paese resiliente e sosteni- bile rappresenta dunque non solo un’opportunitàma ‘una cosa che si deve fare’. Si guarda, in prospettiva, alle risorse del Pnrr, il pro- gramma di investimenti che l’Italia deve inoltrare alla Commissione Europea nell’ambito del Next Generation EU, come strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19. Dei 209mi- liardi disponibili, la parte a oggi destinata all’industria è pari a circa 26 miliardi. Si tratta ora di utilizzare questi capitali nel migliore dei modi per il Paese. Due, per Manuelli, sono le condizioni perché ciò accada. Anzitutto, si deve realizzare ‘debito buono’, cioè investire in attività in grado di produrre competitività di sistema, sviluppo delle imprese e dell’occupazione, e non in impieghi privi di ritorno, che finiscano per pesare sulle spalle delle future generazioni. Alcuni temi prioritari riguardano lo sviluppo delle competenze, il ruolo delle filiere e il coinvolgimento delle piccole e medie imprese nei percorsi dell’innovazione e della sosteni- bilità. In secondo luogo, bisogna sfruttare al meglio il contributo dell’ecosistema col- laborativo della manifattura del quale CFI è fra gli attori protagonisti, sia nella fase di definizione del Piano, sia nella relativa realizzazione. Parola d’ordine: flessibilità La pandemia ha presentato un conto sa- latissimo a tutti, con alcuni comparti più colpiti di altri, turismo e ristorazione in pri- mis. Tutte le industry poi si sono ritrovate a dover fronteggiare un cambiamento repentino, rimodulando la produzione su nuove esigenze di mercato. Non è un caso che alcuni produttori di automobili si siano messi a creare mascherine, o che altri, che fino a poco tempo prima erano specializzati in tessuti, abbiano riconver- tito la produzione verso altre merceologie, più richieste. “Noi non potevamo fermare i nostri stabilimenti, ma per fortuna stavamo già lavorando a strumenti che ci consenti- vano di operare con l’assistenza da remoto” ha spiegato Maurizio Marchesini, vicepresi- dente di Confindustria, portando l’esempio della sua azienda, nota realtà del mondo del packaging. “Con i blocchi imposti dal lockdown, infatti, non potevamo più recarci fisicamente negli stabilimenti dei clienti per manutenere i macchinari. Avevamo elabo- rato, per esempio, un ‘Factory Acceptance Test’, ovvero un test operato da una squa- dra di tecnici per controllare la rispondenza alle specifiche e validare unmacchinario prima della spedizione. Non era scontato che riuscis- simo a farlo, ma abbiamo completato la procedura per 120 macchi- nari. Proseguiamo su questa strada e abbiamo anche sviluppato delle app per assistere l’utente da remoto”. Elemento distintivo delle imprese resilienti è la capacità di dare rispo- ste tempestive e flessibili alle esigenze dettate dalla pandemia. Così la ditta Marchesini, per esempio, ha realizzato le linee che stanno pro- ducendo il vaccino Sputnik a San Pietroburgo (Russia). Un business mai sperimentato prima. Durante la pandemia è fortemente calata la richiesta di bene tradizionali, per cui molte realtà hanno guardato alla riconversione. La stessa Marchesini ha sviluppato in tempi rapidi un macchinario per la produzione di un ‘tessuto non tessuto’ idoneo a proteggere dalla trasmissione del virus. La lezione appresa è che maggiore è il livello di collaborazione fra gli attori coinvolti in un pro- getto, più facile è raggiungere gli obiettivi in tempi rapidi. Così, se l’industria pre-Covid puntava sull’efficienza, oggi deve guardare all’adattabilità: “Un’altra considerazione riguarda i rischi dovuti alla lontananza, di cui la filiera è ben conscia” aggiunge Mar- chesini. “La pandemia ci lascia in eredità una maggiore flessibilità, essenziale per produrre lotti più piccoli, gestendo la variabilità tra le filiere. Tutto questo è possibile solo con la digitalizzazione. E per fare ciò bisogna riportare l’uomo al centro: la tecnologia da sola non basta per arrivare al risultato”. Digital Innovation Hub e Competence Center creano un ecosistema di trasformazione tecnologica che eroga servizi per permettere all’industria di attuare progetti di innovazione, ricerca e sviluppo sperimentale
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