AO_429

APRILE 2021 AUTOMAZIONE OGGI 429 15 AO IL PUNTO I I I un anno dall’arrivo dello tsunami Covid- 19, mentre si parla di rilancio del Paese attraverso la formazione e si ripropon- gono modelli di istruzione e ricerca foca- lizzati su poche istituzioni di eccellenza, vale la pena di fermarsi a riflettere sulla questione per provare a non dimenti- care ciò che la pandemia ci ha insegnato. L’elemento caratterizzante della scuola e dell’università di questi mesi è senza dubbio la famigerata DAD, Didattica a Distanza. A prescindere dai risultati ot- tenuti (e c’è indubbiamente spazio per migliorare) va riconosciuto che, in gran parte del mondo, da un giorno all’altro, folle di insegnanti e discenti (insieme alle loro famiglie...) si sono trovate impe- gnate in uno sforzo titanico per spostare nel cyberspazio (e in casa) attività di ap- prendimento fino a poco tempo prima basate sull’interazione in presenza. Non sono mancati neanche casi ‘estremi’ di DAD, come quello capitato ad Aaron Ansuini, lo studente della Concordia University che ha condiviso su Twitter la pro- pria sorpresa nello scoprire di frequentare le, peraltro ottime, videolezioni di un corso online il cui professore era morto l’anno prima... L’ateneo, senza scomporsi troppo, ha osservato che spesso si studia su buoni libri scritti da professori deceduti da tempo, che le videolezioni, come i libri, sono solo un ausilio didattico e che co- munque gli studenti sarebbero stati seguiti da tutor viventi (almeno, tali al momento dell’ultima verifica...). Ma la DaD è stata anche un enorme esperimento sociale, realizzato in modalità ‘pa- rassita’, come quando si usano i dati estratti durante il normale funzionamento di un impianto per stimarne i parametri e ricavarne modelli matematici che ne descrivono il comportamento. Si è trattato di un esperimento estremamente interessante per chi mira a rivoluzionare il modo in cui insegniamo e impariamo, che è rimasto larga- mente immutato per decenni, per non dire secoli. La stessa università, dopo tutto, è una delle tante invenzioni fondanti per la nostra società nate nel Medioevo. In un libro del 2018, Kai-Fu Lee, ex presidente di Google China, spiegava come l’AI rea- lizzerà il motto ‘un professore, mille studenti’: da una parte, videolezioni registrate, una volta per tutte, da un singolo super-professore, magari un premio Nobel ed eccellente comunicatore, e dall’altra schiere di assistenti per correggere i compiti e rispondere alle domande degli studenti. Il tutto riducendo i costi e migliorando la qualità dell’appren- dimento. Il ruolo dell’AI, fra l’altro, consisterebbe nell’interpretare le espressioni facciali per capire se lo studente sta seguendo, è distratto, ha bisogno di tornare sulla lezione, ovvero l’AI diventerebbe il ‘sistema di controllo automatico’ che gestisce il processo di apprendimento dello studente, in particolare fornendo quei segnali di feedback che si sono rivelati essere il punto debole della DAD durante la pandemia. Ma dopo i mesi di lockdown, che hanno evidenziato i problemi intrinseci nel modello DAD, universalmente vituperato, forse non sempre a ragione, si può veramente cre- dere che il feedback AI-powered sia sufficiente a superare i diversi problemi? Almeno alla nostra comunità, che quotidianamente si occupa di sistemi di automazione avan- zati, non dovrebbe sfuggire come formazione e ricerca siano sistemi complessi, con anelli di retroazione interagenti a più livelli, ben oltre quello della mera trasmissione di nozioni. Se l’esperimento pandemico sarà servito a capirlo in maniera più diffusa e a proteggerci da scelte arrischiate, non sarà stata tutta fatica perduta… A Le lezioni del Covid-19 Sergio Galeani Comitato Tecnico di Automazione Oggi e Fieldbus&Networks

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