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MARZO 2021 AUTOMAZIONE OGGI 428 79 parte dei nostri clienti alla fruizione totalmente digitale. Difficilmente si approcciano a uno stand virtuale in cui sono accolti da un chat bot, mentre interagiscono più at- tivamente durante eventi e convegni che offrono anche contenuti formativi di valore. Franzini: Moltissimi sistemi non considerano nella loro progettazione l’elemento umano. È impensabile chie- dere al pubblico di collegarsi a una streaming room in cui nessuno sa e non può ve- dere chi è connesso insieme, in quel momento. È impen- sabile che a queste persone non siano offerti strumenti di interazione naturale per parlarsi e conoscersi durante l’evento. Questo è il motivo per cui già più di due anni fa abbiamo iniziato a lavo- rare a una soluzione nuova e basata proprio su una nuova user experience, più rilevante e centrata sui bisogni reali delle persone. Senza questo tipo di inte- razione non si può parlare di evento così come il remote learning non ha nulla a che fare con l’esperienza umana in aula o del cam- pus universitario. Zuege: Sono convinto che in futuro tutte le fiere avranno anche una realtà digitale, ma da alcuni sondaggi con i nostri clienti ita- liani di aziende di piccole e medie dimensioni risulta una chiara preferenza a partecipare a una fiera ‘reale’ anziché digitale. Lo scorso autunno in Cina le nostre fiere hanno registrato migliaia di partecipanti. Ora anche in Europa molte aziende cominciano a rendersi conto dei limiti del ‘virtual’ e si nota una tendenza e il de- siderio che ritorni presto il format di una fiera tradizionale. Spesso i problemi con gli eventi digitali sono piuttosto banali. Qualche volta non funziona bene la connessione, i diversi fusi orari non rendono facile il compito di trovare un orario che vada bene per diversi player internazionali. Poi gli eventi digitali sono anche abbastanza stancanti, molto meno emozionanti e per niente multi-tasking. Inoltre, non danno l’opportunità di fare anche co- noscenze a caso. A lungo termine l’effetto di un evento digitale è molto meno duraturo di un evento dal vivo. Siboni: Gli eventi digitali non sono tutti uguali. Problemi sorgono quando non si pone la giusta attenzione nell’utilizzare le piatta- forme corrette in funzione della tipologia dell’evento, vale a dire delle aspettative degli utenti. Per quanto riguarda le fiere digitali ritengo che l’errore più frequente sia quello di tentare di replicare virtualmente tempi e modi delle fiere in presenza, non tenendo conto delle differenze tra le due tipologie di eventi. I comporta- menti, le aspettative, i tempi di esposizione degli utenti digitali sono molto differenti da quelli di un evento in presenza: la user experience deve essere quindi ripensata e adeguata al nuovo contesto. Toffoletti: Il problema non ri- siede tanto nelle piattaforme, che si sono rivelate ben organizzate e facilmente accessibili. La criticità che abbiamo incontrato in questo rapido passaggio agli strumenti digitali imposto dalla pandemia è stata quella di reinventarsi ‘social’ e comunicatori digitali in tempi molto brevi. Spesso non è suffi- ciente avere a disposizione delle valide piattaforme ma bisogna anche saperle utilizzare corretta- mente, adattando il proprio lin- guaggio e le proprie strategie di vendita a questi nuovi strumenti, che richiedono tecniche co- municative specifiche per poter essere sfruttate efficacemente. Redavide: Siamo ancora piuttosto lontani dalla maturità ne- cessaria a trasformare questi strumenti in vere alternative agli incontri reali. Innanzitutto mancano totalmente le dimen- sioni di scambio diretto e interattività che rappresentano ge- neralmente il valore aggiunto degli eventi in campo; a oggi, purtroppo, questi non sono rimpiazzati da alcuna alternativa altrettanto efficace nel modo virtuale. Inoltre, c’è parecchio da fare anche in termini di capacità di coinvolgimento e attra- zione del pubblico presso le ‘aree espositive’ virtuali delle sin- gole aziende. Da un lato sono le aziende a doversi impegnare a studiare nuovi modi per attirare l’attenzione del pubblico, ma dall’altro saranno anche gli enti organizzatori a doversi far carico di individuare degli spazi di visibi- lità e promozione complementari alle aree espositive virtuali. Per come è stata strutturata la gran parte di queste fiere, infatti, a oggi gli stand virtuali permettono di intercettare principalmente quella parte di visitatori che fanno già parte del bacino di clienti attuali degli espositori e che, quindi, pos- sono venire attratti dalla comu- nicazione diretta dell’espositore stesso. In una fiera fisica vi sono spazi per l’affissionistica, la pubbli- cità e la distribuzione di merchan- dising e gadgetistica utili a raggiungere anche chi ancora non conosce direttamente l’azienda. Questo è esattamente quello che manca ad oggi nel mondo virtuale. Reniero: Le fiere digitali sono una grande vetrina e un ottimo strumento che sicuramente si svilupperà in futuro. Manca però ancora la cultura di interazione tramite gli avatar e le chat. Penso che integrare questi strumenti con webinar sia impor- tante per instaurare un dialogo con i partecipanti agli eventi, offrire loro dei contenuti personalizzati e poter rispondere alle loro domande. Le fiere troppo grandi on line rischiano di essere dispersive, perché l’utente non può visitare centinaia di pagine. Amio avviso gli eventi di nicchia, tematici e con pochi operatori di qualità, offrono delle performance qualitative migliori. Alessandro Redavide, marketing & communication manager di Yaskawa Ivano Toffoletti, direttore generale SDProget Industrial Software Foto di mohamed Hassan da Pixabay

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