AO_426
NOVEMBRE-DICEMBRE 2020 AUTOMAZIONE OGGI 426 38 AO PANORAMA nei piccoli robot costruiti sul modello degli insetti. Gli scienziati hanno svi- luppato un processo per stampare in- setti robot in 3D in un unico pezzo, che hanno chiamato ‘flexoskeleton’ (eso- scheletro flessibile). Questi piccoli robot sono fatti di diverse plastiche rigide, come il policarbonato, stampate in 3D diretta- mente su strati molto sottili e flessibili di un altro polimero. Per- tanto, sono rigidi e fles- sibili allo stesso tempo, come un insetto il cui guscio è abbastanza ri- gido da proteggerlo e abbastanza flessibile da essere adeguatamente articolato e mobile. Particolarmente ispirati dagli scarafaggi, altri ricercatori californiani stanno lavorando sui insetti robot particolar- mente solidi: hanno le dimensioni di uno sca- rafaggio e possono sostenere un peso di 60 kg, cioè un milione di volte il pro- prio peso. Come l’insetto reale, il robot- tino riesce a trovare la sua strada anche sotto un mucchio di macerie. Consiste in una struttura piatta realizzata con un polimero Pvdf (polivinilidene fluo- ruro) che si contrae o si espande in base all’intensità di una corrente elettrica che lo attraversa; la sua forma curva gli per- mette di muoversi con le contrazioni e le espansioni. A causa della sua mobilità e delle ridotte dimensioni, che gli permet- tono di strisciare in spazi molto piccoli, potrebbe essere utile nella ricerca di sopravvissuti dopo un terremoto: i ricer- catori prevedono di dotarlo eventual- mente di un sensore in grado di rilevare la CO 2 espirata dai sopravvissuti. Sempre un materiale plastico ha per- messo di migliorare le prestazioni di altri esoscheletri, dove il problema delle dimensioni e del peso limitava le poten- zialità applicative. Il problema è stato risolto dai ricercatori dell’Università di Losanna (Svizzera) con l’impiego di una struttura morbida sviluppando un esoscheletro di elastomero a forma di calza che si muove iniettando aria sotto pressione. In pratica, il robot è costituito da una serie di tasche di elastomero si- gillate collegate a un compressore e im- ballate in una busta di silicone. L’unico problema è che questi due materiali hanno un coefficiente di allungamento particolarmente elevato quindi, per controllare il loro movimento, dovevano essere limitati: ciò è stato fatto avvolgen- doli in una fibra polimerica di tipo arami- dico non estensibile. Ripensare la supply chain della plastica Per le materie plastiche, sia tradizionali sia innovative, restano aperti i problemi ambientali che negli ultimi tempi si sono particolarmente acuiti. Anche per questi l’innovazione tecnologica può offrire un importante contributo, che tuttavia non è risolutivo senza adeguate scelte e in- novazioni a livello economico, politico e culturale. Si può segnalare in proposito il progetto lanciato a fine 2018 dalla Commissione Europea, la cosiddetta ‘European Plastic Strategy’ che definisce dettagliatamente il percorso sul quale muoversi per indi- viduare valide soluzioni al problema. Nell’ambito di questa strategia si sono avviati processi come: il bando di alcune plastichemonouso, la cresciuta rilevanza data all’eco-design dei prodotti per faci- litarne il riciclo; il parziale spostamento della produzione di materiali plastici da polimeri vergini (a base fossile) verso plastiche generate da materiali riciclati; oltre alla produzione di bioplastiche bio- compostabili o biodegradabili. Riportiamo quanto hanno osservato in proposito, intervenendo sul tema su L’Arena di Verona, due docenti dell’U- niversità scaligera, David Bolzonella, do- cente di Impianti Chimici, e Ivan Russo, docente di Economia e gestione delle imprese. “Non si può trascurare, come ulteriore elemento, una sensibilità cre- scente da parte dell’opinione pubblica rispetto a questo tema. Con riferimento alle plastiche prodotte da materiali riciclati si sottolinea come oggi tale produzione sia inferiore al 10% del totale (oltre il 90% è ancora prodotto da polimeri vergini). Questo quadro di cambiamenti è certamente una sfida che preoccupa tante imprese e la sostenibi- lità nel tempo del loro mo- dello di business. Tuttavia, la sfida si dovrà allargare an- dando a massimizzare il riu- tilizzo di materiali plastici (in luogo dei polimeri vergini) e ampliando l’attuale utilizzo di bioplastiche per shopper o sacchetti per l’immondizia allargandosi a settori fon- damentali quali l’agricoltura, il packa- ging (a cominciare da quello secondario) fino ai prodotti durevoli (pensiamo ad esempio al settore automotive, all’elet- tronica fino all’interior design). Nell’ot- tica di non mettere a rischio 4.000 posti di lavoro nel settore, ma, anzi, di creare nuove opportunità di business è prio- ritario riqualificare competenze e pro- fessionalità. Riposizionare e ripensare la supply chain della plastica rispetto ai mutamenti socio-economici e alle inno- vazioni tecnologiche in atto ci sembra prioritario”. Una novità in tema di materiali bidimensionali è lo stanene materiale 2D composto da atomi di stagno (fonte Slac) Gli edifici di Masdar sono prototipi di eco-edifici, che combinano efficienza energetica con un’edilizia economica e con un design all’avanguardia adattato a un clima subtropicale
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