AO_424

SETTEMBRE 2020 AUTOMAZIONE OGGI 424 113 Con l’affermarsi dell’Internet delle Cose, queste architetture hanno portato a una progressiva distribuzione delle risorse di calcolo e di comunicazione ai margini del sistema, in un modello computa- zionale che è stato battezzato Edge Computing. Secondo questo paradigma l’elaborazione e la memorizzazione delle informazioni devono avvenire il più possibile in prossimità dei sottosistemi interessati, in modo da migliorare i tempi di risposta e limitare il consumo di banda verso i controllori di livello superiore. Secondo un recente studio pubblicato da Meticolous Research, il mercato dell’Edge Computing è destinato a crescere conside- revolmente nei prossimi anni, con proiezioni di Cagr per il fat- turato globale del 34,9% tra 2019 e 2027, anno in cui il mercato varrà 28,07 miliardi di dollari. Gli ambiti applicativi considerati nello studio includono, tra gli altri, Industrial IoT, monitoraggio remoto, smart city, veicoli autonomi e realtà virtuale e aumentata. IIoT e ampliamento dell’infrastruttura cloud sono i due principali propulsori del mercato, ma nuove opportunità di espansione arriveranno anche dall’adozione di veicoli autonomi e dallo svi- luppo dell’infrastruttura per la gestione delle reti di autoveicoli. Anche le iniziative di domotica, sicurezza degli edifici, controllo del traffico e gestione dei parcheggi che rientrano nel contesto dell’infrastruttura di smart city daranno un contribuito sostanziale al settore dell’Edge Computing. I margini della rete L’Edge Computing può essere visto come un’evoluzione del Cloud Computing verso soluzioni che ovviano ai tempi di latenza e ai costi di condivisione di banda, e incorporano secondo esi- genza l’intelligenza e lo storage a diversi livelli che vanno dal cloud fino al campo. Questa delocalizzazione mirata delle risorse rende non solo più efficienti il controllo, la supervisione e la ma- nutenzione dei sistemi di automazione, ma apre la strada a nuove opportunità di sfruttamento delle informazioni raccolte ed elabo- rate ai vari livelli logici. Edge come periferia Il termine ‘edge’ (bordo, margine) è spesso usato per indicare la periferia di una rete strutturata in maniera gerarchica, che si svi- luppa lungo una piramide con sensori e attuatori alla base e cloud al vertice. In quest’ottica il ruolo dell’Edge Computing è quello di trasferire le risorse computazionali dai data center nella parte alta della piramide il più vicino possibile ai dispositivi che, alla sua base, si interfacciano con il campo. Utilizzando nodi intelligenti, connessioni cellulari e gateway, le funzioni di automazione e con- trollo di processo come la raccolta e l’immagazzinamento delle informazioni, la loro elaborazione e memorizzazione, nonché la condivisione dei dati rilevanti, viene delegata a una molteplicità di sottosistemi che rappresentano il margine della rete. Lo strato Fog, un termine coniato da Cisco e successivamente co- dificato dall’OpenFog Consortium di cui fanno parte anche Intel e Microsoft, rappresenta l’insieme delle connessioni di rete tra i nodi edge e il cloud. Il passaggio dei dati dai nodi periferici allo strato Fog è tipicamente affidato a un edge gateway che alle fun- zioni di networking di un gateway tradizionale assomma funzio- nalità di calcolo, di storage e filtraggio intelligente dei dati. Edge come transizione Esiste un’altra interpretazione di edge che è quella di livello di tran- sizione tra un sottosistema o un insieme di nodi che producono e consumano dati, e il resto del sistema. In questo senso il ‘margine’ La prima interpretazione di Edge Computing colloca la periferia della rete al livello più vicino al campo, in quella che è una struttura gerarchica di tipo piramidale con sensori, attuatori e meccanismi alla base e servizi integrati nel cloud al vertice

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