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GIUGNO-LUGLIO 2020 AUTOMAZIONE OGGI 423 77 dardizzazione del processo di produzione e dei dati che devono essere tenuti sotto controllo: se ci fosse un pubblico protocollo che definisce come raccogliere e memorizzare i dati intrinseci che costituiranno la base della tracciatura, probabilmente la relativa memorizzazione in blockchain sarebbe molto più economica e semplice. Un punto fondamentale che mi preme sottolineare è il modo con cui al consumatore finale viene indicato che il prodotto è certificato in blockchain: è sempre fondamentale utilizzare un sistema di identificazione che non sia clonabile o contraffabile. Non ha infatti molto senso utilizzare la tecnologia blockchain se poi si inserisce nel prodotto un numero seriale, un codice a barre o un QR Code che può essere facilmente duplicato e replicato in altri prodotti. A questo riguardo, la nostra piattaforma Autentico NFC utilizzata per il controllo dell’autenticità e della distribuzione dei prodotti, può esportare ogni singolo prodotto taggato in blockchain Ethereum. All’atto della taggatura del prodotto e della sua rilevazione univoca viene creata una specifica transazione sul wallet del produttore, in modo che quel dato sia reso persistente e garantito. I dati di autenticità sono quindi disponibili su un Tag NFC non clonabile”. Ricci : “Molti dei progetti dedicati alla tracciabilità si sono fermati allo stato di Proof of Concept a causa delle oggettive difficoltà riscon- trate durante la loro fase di applica- zione pratica. Ogni attività pratica e volontaria determina un ag- gravio sull’operatività che si ripercuote inevitabilmente sui costi di processo, così come ogni sviluppo di automatismi verticali atti ad integrare il pro- cesso con una nuova tecnologia determina inevitabilmente un ag- gravio di costi di imple- mentazione. Un progetto vincente trova il giusto compromesso tra i due ele- menti di costo e i vantaggi ottenuti, che devono necessa- riamente essere evidenti e impre- scindibili per tutti gli stakeholder. La chiave di volta è sempre legata al ROI del progetto. I vantaggi devono essere sempre superiori agli inevitabili aggravi che il progetto porta in termini di processo o di sostenibilità eco- nomica. Va da sé che tanto più è ampia l’eventuale filiera, tanto più complicato diventa trovare il giusto compromesso e la giusta motivazione per coinvolgere tutti i player della supply chain”. A.O.: La blockchain è una sola tecnologia, o esistono diverse tecno- logie blockchain, declinate per le diverse filiere di applicazione? C ’è quindi un problema di compatibilità tra standard diversi e di rico- noscimento a livello internazionale delle tecnologie di blockchain impiegate? Guolo : “Il panorama blockchain è estremamente eterogeneo, alcune sono pensate per applicazioni specifiche (ad esempio transazioni finanziarie) e altre hanno un approccio più aperto e generico (ad esempio Ethereum). Non vi è attualmente una regolamentazione e, pertanto, per chi volesse usare la blockchain per un proprio progetto il sug- gerimento è di valutare l’utilizzo di blockchain che hanno retto alla prova del tempo, con un modello alla base ben collaudato. Un processo di standardizzazione è difficile in quanto anche lo sviluppo di questi strumenti è di natura distribuita, anche se si sono formati dei consorzi che stanno lavorando per superare il problema”. Ricci : “Le blockchain permissionless o pubbliche sono le prime a essersi presentate nel panorama internazionale grazie al ben noto progetto Bitcoin. Questa tipologia di blockchain non pre- vede alcuna autorizzazione per la visualizzazione delle transa- zioni eseguite o per eseguirne di nuove. Si tratta di una struttura completamente decentralizzata in cui nessuno può controllare le informazioni, il cui processo di veri- fica si basa sulla logica del consenso distribuito. Le blockchain permissioned o private sono invece assoggettate a logiche di controllo degli accessi da parte di un’autorità centrale che ne definisce e ne regolamenta l’utilizzo. Negli ultimi anni si sono avvicendate molteplici tecno- logie, la maggior parte delle quali decli- nate secondo logiche permissioned, più vicine ai contesti d’utilizzo in ambito aziendale. Alle ben note blockchain di bitcoin ed Ethereum, si sono nel tempo affiancati progetti molto interes- santi quali Hyperledger Fabric, Stellar e Corda. Hyperledger Fabric è una blockchain basata su piattaforma open source supportata da IBM e lanciata nel 2015 dalla Linux Foundation. Si tratta di un progetto con- solidato che però ha il limite di non avere alcun sistema di token attivo. Stellar è un altro progetto inte- ressante, tra i primi a posizionarsi nel panorama internazionale. Si tratta di una soluzione economica e ben strutturata, partico- larmente utilizzata per le ICO. Corda invece è una blockchain a partecipazione regolata svi- luppata da R3, azienda che guida un consorzio di più di 200 tra banche, associazioni, enti regolatori e istituti finanziari. Viste le sue origini sta trovando consensi soprattutto in ambito fintech. L’elenco sarebbe ancora molto lungo, ma vale la pena sottoli- neare una nuova tendenza che sta trovando consensi nell’ul- timo periodo: le Baas (Blockchain as a service). In questo ambito ormai tutti i più grandi player mondiali stanno sviluppando la propria soluzione, come Amazon, IBM, Microsoft, SAP, Oracle, Alibaba, Deloitte, ma degni di nota sono anche il progetto TON lanciato da Telegram e Libra lanciato da Facebook”. • F o t o t r a t t a d a w w w . p i x a b a y . c o m
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