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95 APRILE 2020 AUTOMAZIONE OGGI 421 95 tecnici e utenti finali devono necessariamente prendere in considerazione, perché il 95% delle sostanze inquinanti che respiriamo si trova proprio in casa emolti dei nostri malesseri quotidiani derivano proprio dall’ inquinamento indoor e si trasformano poi in sindrome da edificiomalato. Il mio percorso è iniziato con una pluriennale esperienza all’estero per scoprire e far scoprire appunto l’edilizia sostenibile. Sono stato infatti all’estero fin dal 2005, per promuovere con la RAI e il Ministero dell’Ambiente una trasmissione che mostrava argomenti che in Italia erano davvero ai primordi. Come progettista invece ho iniziato progettando gli asili nido bio aziendali a Napoli per un grande gruppo bancario e a Legnano dove ho sperimentato anche la domotica. In entrambi i casi sono stati utilizzati materiali esclusivamente naturali sia per la componente edilizia sia per la scelta delle finiture che per gli arredi. Nel 2008, a Legnano, nell’area bonificata di una ex fonderia, ho progettato e realizzato il Papaverino blu, il primo esempio in Italia di asilo sostenibile e domotico. Poi, nel 2011, ho progettato, ‘l’Asilo dei piccoli’, nella corte di Palazzo SanGiacomo a Napoli, utilizzando solomateriali naturali. E anche le prime residenze nel Lazio da me progettate e realizzate con il biomattone in calce e canapa, materiale isolantemassiccio che combina proprietà d’isolamento e massa termica, alta capacità isolante, bassa energia incorpo- rata e capacità di assorbire CO 2 dall’atmosfera, in sintesi i pregi di questo materiale. Parlaci allora dell’utilizzo del biomattone? L’anno scorso ho terminato i lavori delle prime abitazioni private nel Lazio, fatte interamente con il biomattone, di calce e scarti della canapa, ideale per le sue doti di facilità di posa oltre a essere visivamente comprensibile, in quanto confrontabile con un mattone classico. Ma le caratteristiche di questo prodotto green lo pongono su ben altro livello, soprattutto perché ha una massa termica talmente importante che non richiede altre soluzioni aggiuntive, rendendo più semplice e snella la costruzione e più rapidi i tempi, con un relativo risparmio di ore/uomo e di cantiere. Per dimostrare al titolare che il biomattone non era una scelta visionaria, l’ho portato in un cantiere sperimentale. Averlo visto e compresa la sua duttilità e le sue prestazioni l’ha con- vinto, ma anche percependo la piacevolezza e la sensazione di salubrità dell’ambiente interno. Il biomattone, oltre che esprimere eccellenti doti di isolamento termico e acustico, ha proprietà igrometriche tali da controllare al meglio, riducendola, l’umidità interna. Il suo uso non implica particolari complessità nella posa. Anzi è molto più agevole perché con le sue caratteristiche non richiede una stratificazione di isolante, di finitura esterna con altro materiale e di altri ac- corgimenti. Oltretutto è relativamente leggero e tagliandolo, facilmente adattabile. La novità più importante è proprio offerta dalla sua duttilità: questa sua caratteristica permette di non generare scarti. Altro aspetto fondamentale è la certificazione della qualità dell’aria di casa. Per una delle abitazioni private già consegnata, la cliente mi aveva avvisato di diverse intolleranze chimiche nei confronti di molti materiali da costruzione. Quandomi è stato spiegato il problema, ho compreso che non sarebbe bastato cambiare il capitolato dei lavori, ma sarebbe stato neces- sario andare oltre, per assicurare la qualità dell’aria indoor. Da qui si è arrivati alla scelta di Cer- tificazione ‘Biosafe’ di Salubrità Ambientale e di qualità dell’aria interna che riguarda però non solo le abitazioni, ma anche i luoghi di lavoro, di studio e tempo libero. È un protocollo gestito su misura per ogni edificio. Per arrivare a centrare gli standard è necessario un lavoro approfondito e una rivisitazione di tutto il progetto originario. C’è molto ancora da fare su questi temi in Italia e soprattutto nel Lazio ma la direzione è giusta. a start-up che vi vogliamo raccontare riguarda la bioedilizia e il lavoro e la passione dell’ar- chitetto Gianni Terenzi, di Studio T, che ha re- alizzato il primo edificio in Italia con l’utilizzo del mattone-canapa. Ma come sempre appro- fondiamo e partiamo dal chiedergli di parlarci del suo background e delle sue considerazioni sull’edilizia sostenibile oggi nel nostro Paese. Gianni, le nuove frontiere della bioedilizia e il suo percorso per giungervi? A mio avviso la bioedilizia o bioarchitettura non esiste, esiste il buon costruire. Ho fatto mia una frase di Peter Brook “ogni spettacolo incontra un suo spazio e ha bisogno di un suo luogo” trasformandola in “ogni edificio incontra un suo spazio e ha bisogno di un suo luogo” che, a mio avviso, spiega esattamente cosa debba fare un progettista prima di ini- ziare a progettare: studiare il luogo. Non è so- lamente una questione di normativa nZEBo di Kw/h e di efficientamento energetico, ma proprio di qualità dell’abitare, di abitare e vivere sano, creando il minor impatto possi- bile sull’ambiente, avendo come obiettivo il comfort abitativo interno e la qualità dei ma- teriali utilizzati che non devono necessaria- mente derivare dalla petrolchimica. Oggi non si può fare architettura o edilizia che non sia sostenibile, attenta all’efficienza energetica e ai materiali naturali. Non si possono ignorare le certificazioni di prodotto e la circolarità dei materiali stessi. Non è più possibile proget- tare e costruire in maniera tradizionale, ma soprattutto, visto anche il momento storico che stiamo passando, non si può e non si deve più costruire ambienti che non siano salubri. Un cambio di paradigma di conoscenze che L START-UP AO Lucilla La Puma Biomattone canapa e Studio T: pionieri in Italia

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