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APRILE 2020 AUTOMAZIONE OGGI 421 93 Sul mercato però si stanno affacciando configurazioni alternative, pensate per aggirare i limiti con combinazioni tra la classica confi- gurazione ad ala fissa, adatta per coprire lunghe distanze in modo efficiente, e quella multirotore, adatta invece per il volo a bassa velocità e a punto fisso”. Tra queste varie soluzioni tecniche alternative sono allo studio i cosiddetti convertiplani (droni con un sistema propulsivo capace di variare la configurazione come un multirotore per il volo ver- ticale e come un velivolo ad ala fissa per il volo avanzato), i tail sitter (capaci di atterraggio e decollo verticale e grandi variazioni di assetto) e le macchine a propulsione duale (con rotori per la propulsione verticale e di eliche per la propulsione longitudinale). Nuove tecnologie All’Università di Zurigo si lavora invece allo sviluppo di nuove tec- nologie d’intelligenza artificiale che, grazie a un recente algoritmo sviluppato in collaborazione con il Centro Nazionale di Ricerca NCCR Robotics, consentano di potenziare la reattività e la preci- sione dei droni autonomi, quelli cioè dotati di una sorta di pilota automatico, e quindi, almeno in condizioni di utilizzo ordinarie, di una completa autosufficienza. Tali aeromobili si prefigurano in sostanza come dei robot volanti, e in tal senso rappresentano un grande salto in avanti nell’evoluzione dei droni destinati a usi e funzioni civili, oltreché, ovviamente, un ulteriore importantissimo sbocco di mercato. L’algoritmo in questione si chiama Dronet e ha il merito di ren- dere più ‘intelligenti’ i droni destinati a muoversi nel traffico cittadino o in ambienti interni e articolati, favorendo il riconoscimento di eventuali, improvvisi ostacoli dina- mici. L’aspetto interessante di questo algoritmo è che non richiede sensori particolari sul piano dell’hardware, ma sono sufficienti delle semplici videocamere standard per ottenere risultati. Il sistema infatti emula il processo di apprendimento degli esseri umani; può essere cioè ‘ad- destrato’ e migliora di suo con l’esperienza, evolvendosi e incrementando le proprie capacità di risposta proprio come capita a ciascuno di noi nell’iterazione di qualsiasi lavoro o attività. Una tal convergenza di innovazione e nuove tecnologie, di funzioni e di applicazioni, di specializzazione e flessibi- lità, di sofisticatezza e insieme di popolarità, pone il mer- cato dei droni al centro degli interessi anche di investitori, equity funds e grandi banche d’affari. Un istituto accredi- tato come Goldman Sachs supererà che la spesa totale per i droni in tutto il mondo superi i 100 miliardi di dollari entro il 2020: “Come prima di loro Internet e il GPS, i droni stanno evol- vendosi per diventare potenti strumenti di business. Hanno già fatto il salto nel mercato dei consumatori, e ora vengono messi al lavoro in applicazioni commerciali e civili, dalla lotta agli in- cendi all’agricoltura. Questa è un’opportunità di mercato troppo grande per essere ignorata”. Nelle previsioni di Goldman Sachs, il settore della difesa rimane preponderante, incalzato però da edilizia e agricoltura. In un contesto in cui però il mercato dell’hardware è dominato da produttori stranieri e quello delle applicazioni più tradizionali si sta avviando a saturazione, è più che mai importante investire in ricerca e sviluppo per non farsi trovare impreparati di fronte alle nuove sfide tecnologiche e applicative che aspettano il set- tore nei prossimi anni. Da queste considerazioni ha tratto spunto a inizio 2019 l’Osservatorio Droni, a cui concorrono, ciascuno con le proprie competenze, il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano. L’Osservatorio è uno spazio di ricerca, confronto e dibat- tito che ambisce a diventare un punto di riferimento nazionale per lo studio e il monitoraggio del mercato dei droni, e ha l’obiettivo concreto di supportare imprese, operatori, policymaker e tutte le altre figure chiave del settore con solide evidenze empiriche. A fine 2019, i droni registrati presso l’Enac erano quasi 14.000, contro i soli 2.426 del 2016. I ricercatori del Politecnico di Milano sottolineano purtroppo la scarsa attitudine italiana a investire in ricerca e sviluppo, mentre sarebbe auspicabile una strategia di open innovation con rapporti di collaborazione attivi tra univer- sità e centri di ricerca. Le aree di applicazione dei droni attual- mente più rilevanti sono quelle delle ispezioni e sopralluoghi, mentre quelle del trasporto di beni e persone, sebbene centrali per il futuro a medio termine, sono ancora a livello di test. E in Europa? Sul fronte europeo, una spinta all’uso dei droni, e dunque al loro mercato, è giunto lo scorso Giugno dal Regolamento Europeo Droni, che amplierà le possibilità di impiego di questi velivoli a pi- lotaggio remoto in ambito europeo con regole uniche per tutti gli stati membri. Se ne avvantaggerà in particolare l’Open Category, ovvero la categoria aperta a tutti, in seno alla quale per condurre un drone, anche in scenari urbani e in presenza di persone non informate, sarà sufficiente seguire un corso online e superare un apposito test finale, sempre online, sia per fini ricreativi sia per svolgere lavoro aereo a basso rischio. Tale regolamento dovrà es- sere obbligatoriamente recepito e applicato anche in Italia a par- tire dal 1° luglio 2020. È previsto un periodo transitorio di due anni in cui i droni attualmente in attività, cioè senza nuovo marchio CE, potranno volare nelle categorie Open Category transitorie. All’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) rimarrà comunque la facoltà di stabilire gli spazi di volo nazionali e, fino al 2022, di decretare eventuali requisiti aggiuntivi per l’Open Category. Insomma, perché no, tornando nostalgicamente a un po’ di sana fantascienza, chissà che non produrre miele ed essere considerati sacrificabili non costituisca invece un viatico strategico per il fu- turo. • Foto tratta da www.pixabay.com
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