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APRILE 2020 AUTOMAZIONE OGGI 421 73 formazione in azienda? Su quali temi si sente (o si può prevedere per i prossimi anni) il bisogno più forte di formazione accademica, ma- gari anche post lauream? Nell’esperienza della sua azienda, quanto è complessa la transizione dalla teoria all’applicazione (l’università ha trasmesso il saper fare, insieme al sapere)? Conca : ABB ha frequenti collaborazioni con il mondo accade- mico e attinge al bacino di risorse delle università italiane e internazionali. La nostra esperienza sul campo dimostra che la preparazione delle nuove generazioni è molto valida, soprat- tutto nelle facoltà ingegneristiche e, più in generale, nell’ambito STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Na- turalmente, il contesto industriale è molto dinamico e in forte e continua evoluzione, con un avvicendamento rapido di nuove tecnologie che impattano sullo scenario e sulle com- petenze richieste. La formazione universitaria trasmette agli studenti quello che aziende come ABB si aspettano in termini di flessibilità, capacità di problem solving e approccio strutturato. Negli ultimi anni in ABB sono approdate molte risorse gio- vani, che non hanno compe- tenze specialistiche tali da renderle immediatamente operative, ma hanno un approccio mentale cor- retto e la predisposizione ad adattarsi a un contesto in rapida evoluzione. È questo che chiediamo alle università, dopodiché spetta alle aziende studiare per- corsi e iniziative per insegnare competenze specifiche. Anche se i neolaureati possono non avere competenze su tool specifici o mancare di esperienze concrete di meccanica o di re- quisiti legati agli aspetti della sicurezza, si tratta comunque di competenze recuperabili facilmente e rapida- mente. In ABB apprezziamo la multidisciplinarietà e la capacità di lavorare in team e condividere idee, perché in futuro diven- terà sempre più importante coordinare figure con background e know-how diversi per gestire progetti che richiedono compe- tenze ad ampio spettro. Mariani : Le università italiane in campo ingegneristico sono ten- denzialmente più teoriche rispetto ad altre università europee ma questo non è da considerarsi un minus, anzi, tutt’altro: le università devono trasmettere le competenze metodologiche e le basi fondanti della disciplina senza dilungarsi eccessivamente sulla tecnologia del momento. L’università ha il compito impor- tantissimo di insegnare il ‘saper fare’ che nell’ambito dell’au- tomazione industriale si traduce nella capacità di approcciare nuovi sistemi, nuovi prodotti e nuove tecnologie. Le aziende del settore sempre più hanno bisogno di neolaureati e figure junior che abbiano una capacità di apprendimento rapido e competenze di metodo. Un aspetto interessante che va nella direzione delle competenze trasversali è la possibilità offerta da diverse università italiane di partecipare a corsi di altre facoltà favorendo in questo modo la contaminazione tra discipline. I temi sui quali, oggi, si sente maggiore necessità di formazione accademia anche post laurea sono: le abilità tecniche di pre- sentazione e la gestione della complessità. La transizione dalla teoria alla pratica non è complessa se all’università si è appreso il metodo e la capacità di astrazione. Per fortuna, le università italiane stanno andando nella giusta direzione supportate anche da aziende come Bosch Rexroth da sempre impegnata a rafforzare il ponte tra formazione accademica ed esperienza sul campo, in particolare, sulle più importanti tecnologie nel campo dell’automazione industriale. Un esempio di collaborazione tra Bosch Rexroth e il mondo scolastico/accademico è il Progetto Duale. Partito nel 2015, ha coinvolto 16 studenti al quarto anno dell’indirizzo di Meccanica e Meccatronica, presso l’Isti- tuto Galileo Galilei-Luxemburg di Milano, i quali hanno alternato la loro presenza a scuola e in azienda nell’arco di due semestri scolastici, frequentando corsi sulle tecnologie e non solo. Nel 2017 un altro progetto è invece par- tito centralmente da Bosch che ha lanciato un ‘Graduate Program’ d’eccellenza di due anni per giovani ta- lenti, che ha coinvolto 15 ragazzi, selezionati e assunti per il primo pro- getto di apprendistato di alta formazione in ambito Industry 4.0. Le università sono comunque molto at- tive sul tema del fornire le competenze più necessarie al mondo del lavoro, ad esempio il Politecnico di Milano organizza pe- riodicamente dei focus group invitando alunni inseriti all’interno di varie aziende del territorio e verificando con loro le necessità delle rispettive aziende. Bianchi : Il nodo della formazione scolastica è sempre cruciale e, purtroppo, ancora abbastanza dolente. Ci sono delle carenze oggettive da parte del sistema scuola dovute a una serie di fat- tori che nulla hanno a che fare con la tecnologia, ma con le so- lite problematiche di aggiornamento, standardizzazione delle procedure e questioni burocratiche, e a farne le spese non sono soltanto i ragazzi, che non sono adeguatamente preparati, ma anche le aziende e il sistema Paese, che si ritrova con il freno a mano tirato nonostante abbia i mezzi per emergere a livello internazionale quanto a iniziativa e specializzazione. Alcuni in- dirizzi universitari sono validi, però sono mosche bianche in un panorama tutto sommato stagnante, e per fortuna esistono oggi realtà come gli ITS, con cui Fanuc collabora attivamente, che si occupano di formare in modo adeguato e avanzato i giovani, ap- prontandoli all’ingresso nel mondo dell’industria, e sgravando di fatto le aziende di una bella fetta di formazione. Un periodo di formazione in azienda è sempre necessario, nessuno arriva mai al 100% pronto, però il nuovo arrivato dovrebbe ritrovarsi a fare un gradino di avanzamento, non saltare un fossato oltre le sue I m a g e b y t j e v a n s f r o m P i x a b a y

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