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MARZO 2020 AUTOMAZIONE OGGI 420 95 Schmidt: ProGlove fornisce gli scanner di codici a barre più pic- coli e leggeri del mondo. Si collegano a una varietà di oggetti indossabili come guanti, polsini o lanyard e clip da cintura. Le no- stre soluzioni possono essere facilmente collegate alla rete azien- dale tramite Bluetooth o radiofrequenza e aiutano a confermare gli ordini di lavoro, a documentare le fasi del processo o a mettere in atto la tracciabilità. Non solo i nostri prodotti possono aiutare a dimezzare i tempi di scansione, perché i lavoratori non devono più prendere gli scanner tradizionali, rimetterli a posto dopo che sono stati usati o cercarli. I nostri scanner possono anche ridurre il tipico tasso di errore da prelevamento fino al 33%, in quanto sono dotati di un’opzione di feedback che avvisa gli utenti se la scansione effettuata è giusta o sbagliata. Inoltre, abbiamo appena annunciato un’importante partnership con Samsung per soste- nere le attività dei lavoratori e continueremo a offrire ulteriori soluzioni in questo senso. Galano: Come Rockwell Automation non disponiamo di nessun dispositivo hardware, ma ciò è abbastanza generalizzato poiché non sono molte le aziende che operano in ambito automazione industriale ad averlo. Questi dispositivi a due o tre dimensioni ven- gono infatti prodotti da aziende specializzate nella realizzazione di terminali di vario genere. Per ciò che ci riguarda abbiamo invece una preparazione notevole nella realizzazione del software, grazie alla possibilità di creare esperienze virtuali e al collegamento con le soluzioni IoT fornito dalla nostra FactoryTalk Innovation Suite nata dalla collaborazione con PTC. Pos- siamo realizzare esperienze di realtà aumentata anche con altri pacchetti come Vuforia Chalk, un WhatsApp molto avanzato per aiutare gli ope- ratori che sono in remoto, o Vuforia ExpertCapture che permette di regi- strare visivamente l’operatività della persona e aggiungerci delle informa- zioni in due o tre dimensioni. Quindi dal lato software noi siamo ben pre- parati e il completamento della piat- taforma hardware avviene attraverso dispositivi prodotti da terze parti. A.O.: La diffusione delle tecnologie wearable in ambito privato è to- talmente volontaria, e maggiore nei più giovani. Come ritiene possa essere l’impatto sulle persone in ambito lavorativo, e quali attenzioni occorre avere? Zuffada: Tra i dispositivi indossati in ambito privato tro- viamo smartwatch (orologi intelligenti connessi in genere con smartphone), braccialetti intelligenti per il fitness con vari sen- sori che controllano e monitorano le attività e lo stato di salute dell’utente, cuffie bluetooth, visori e occhiali per la realtà virtuale e aumentata (in genere dedicati a giochi e ad attività ludiche). Gli stessi dispositivi, opportunamente gestiti da software dedicati, possono essere utilizzati anche in ambito industriale o lavorativo. La diffusione nell’ambiente di lavoro, dopo una fase iniziale, sarà legata più alla loro effettiva utilità e all’assenza di effetti collaterali fisici e meno alla resistenza preconcetta di chi li dovrebbe usare. Dovranno essere un ausilio al lavoro e non costituire una costri- zione o un appesantimento nelle attività quotidiane. Schmidt: Una delle nostre convinzioni fondamentali è che l’uomo continuerà ad essere un punto di riferimento nel nostro cammino. Ecco perché forniamo soluzioni che rafforzano il ruolo del lavoratore. Ovviamente, come per tutte le nuove tecnologie, i lavoratori possono a volte reagire in maniera un po’ reticente quando si trovano ad affrontarle per la prima volta. Ma ci rendiamo conto che la maggior parte dei lavoratori sarà in realtà entusiasta quando conoscerà in prima persona la nostra tecnologia e si metterà al lavoro con essa. Abbiamo valutazioni di approvazione superiori al 95% tra i nostri utilizzatori. E questo perché i lavoratori si accorgono subito che la nostra tecnologia non solo li aiuterà a fare un lavoro migliore, ma renderà loro le cose molto più facili. Due fattori devono essere tenuti sotto stretta osservazione quando si tratta di fornire soluzioni indos- sabili: devono essere dotate del giusto comfort per il lavoratore che le utilizza ed essere resistenti per essere utilizzate in ambito industriale. Galano: Sicuramente l’utilizzo di questi dispositivi non è così immediato. I giovani che sono nati con tablet e telefonini mo- strano una capacità di apprendere queste tecnologie e utilizzarle al meglio nel giro di pochissimo tempo. L’impatto di un opera- tore tradizionale con questi dispositivi non è così trasparente e richiede dei training, non solo per imparare a fare quello che l’azienda chiede, ma anche per fare pratica con queste tecnolo- gie. Questo è anche uno dei motivi per i quali, al di là del fatto che questi dispositivi siano ancora poco portabili perché poco maneggevoli, c’è anche il fatto della scarsa intuitività per coloro che al momento sarebbero destinati a utilizzarli. Probabilmente la diffusione di questi dispositivi in ambito consumer farà sì che i prodotti evolvano molto velocemente, aiutando a ridurre rapi- damente questo gap. Diciamo chemaggiore sarà l’utilizzo nell’ambito consumer, più ra- pido sarà l’adeguamento di queste tecnologie all’uso industriale. Molto più spesso queste esperienze di realtà aumentata o realtà virtuale vengono fruite attraverso tablet, dove certamente la dif- ficoltà nella gestualità è ridotta, ma si ha una maggiore dimesti- chezza. Certo lo svantaggio di non avere le mani libere ne limita l’utilizzo promuovendo invece i wearable, soluzione più semplice e utilizzabile da tutti. Broeders: Le generazioni più giovani, nate e cresciute in mezzo alle tecnologie più recenti, sono più avvezze alle applicazioni mo- derne, come appunto i dispositivi wearable o disposti a utilizzare sensori applicati sul corpo. Per le persone più mature, tutto que- sto è nuovo ed è improbabile che utilizzino questi sensori senza alcuna reticenza. Per questo è importante mostrare loro il vero valore di queste tecnologie. Il messaggio chiave dovrebbe essere che l’impiego della tecnologia non toglie loro la libertà o la pri- vacy, ma che invece porta un valore aggiunto. Spiegando loro i benefici, eventualmente supportati dalla formazione e la condi- visione di esempi di come questi dispositivi abbiano salvato vite umane, il livello di accettazione potrebbe sicuramente aumen- tare. Anche i governi potrebbero avere un ruolo chiave rendendo questi sistemi obbligatori per legge, per ogni professione in cui le conseguenze dell’errore umano potrebbero portare a situazioni di pericolo. • Fonti: Science Advances, ResearchAndMarkets.com, PRNewswire. com, Medium.com, Associati Anie Automazione, Zebra Technologies Mauro Galano, Solution consultant Visualization & Information di Rockwell Automation
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