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econdo l’ultimo rapporto ‘World Robotics’ di IFR - In- ternational Federation of Robotics, nel 2018 il valore del mercato della robotica industriale si è attestato sui 16,5 miliardi di dollari, un nuovo record soste- nuto dalla vendita di 422 mila unità a livello glo- bale, con un aumento del 6% delle consegne rispetto all’anno precedente. La frenata del mercato asiatico, rallentato dal conflitto commerciale USA-Cina, ha contribuito a sostenere il sesto rating positivo consecutivo del mercato europeo che, con la sua crescita del 14%, si conferma il secondo al mondo. L’Italia con i suoi 200 robot ogni 10.000 addetti, è il secondo mercato più grande dopo la Germania con una densità di in- stallazione doppia rispetto al resto d’Europa. In questo scena- rio la robotica collaborativa, includendo nella definizione non solo i cobot ma anche gli ecosistemi hardware e software che la riguardano (sistemi di controllo, Eoat, ecc.) vale poco più di 1 miliardo di dollari nel 2019 e varrà 24 miliardi di dollari entro il 2030, con una crescita media annua del 28,6%. Questi i numeri. Tali e tanti da giustificare un fondato ottimi- smo, nonostante la contrazione della produttività industriale re- gistrata dall’Istat per il terzo trimestre 2019, il terzo consecutivo. L’anno scorso, su queste stesse pagine, ci dicevi che no- nostante la crescita costante i cobot erano ancora una soluzione di automazione non conosciuta a sufficienza e spesso mal interpretata. È ancora così? In parte sì, ma in misura sempre minore. Sempre più aziende sanno cosa sono i robot collaborativi e che cosa questi siano in grado di fare. Quello su cui è ancora necessa- rio lavorare è un cambio di paradigma culturale. Ovvero: come ripensare la produzione attorno a un nuovo ‘centro’ costituito da uomo e cobot? Come cambiare i processi e renderli più efficienti (dell’85% secondo il MIT Research) includendo addetti e robot collaborativi sulla stessa applica- zione? Il cobot non è né un robot tradizionale più piccolo ed economico, né uno sfizio ultratecno- logico. È uno strumento intelligente che va dato in mano agli operatori per supportarli. È prima di tutto un robot industriale. È quanto abbiamo pro- vato a dimostrare durante tutto l’anno andando a incontrare le aziende sui territori, in quello che più volte abbiamo definito ‘tour italiano della robotica collaborativa’. Con Sick, Shunk, AdVolo, Tritecnica e i nostri distributori abbiamo portato soluzioni e risposte in diverse parti del Paese. Per costruire la cultura di cui parlavo e dare la giusta rilevanza alla nostra tecnologia. Proviamo a tracciare un bilancio dell’anno che si è chiuso da poco, prima di parlare di cosa si aspetta Universal Ro- bots nei prossimi mesi. Il bilancio 2019 è stato decisamente positivo. È stato caratte- rizzato essenzialmente da 3 elementi: la crescita a doppia cifra della nostra azienda che, non solo ci fa piacere, ma contiene la contrazione che la robotica tradizionale ha invece esperito, l’ascolto strutturato del mercato attraverso la serrata agenda di eventi sul territorio di cui dicevo poc’anzi, e, ultimo, ma non ultimo, la novità tecnologica dell’UR16e, uno strumento che amplia notevolmente le possibilità applicative dei cobot a co- minciare dal payload più elevato rispetto agli altri cobot della gamma e-Series. Una crescita che si riflette anche nella dimensione della filiale italiana, no? Nel 2016 quando ho avviato la rappresentanza di UR in Italia ero solo. Oggi il teamdi UR Italia conta oltre 10 persone, e altre le stiamo assumendo. Una crescita che riflette quella comples- siva dell’azienda e, ovviamente, del mercato. Proviamo ora fare qualche passo in avanti. Quali tendenze secondo te caratterizzeranno il mondo della robotica col- laborativa nei prossimi mesi? Il mantra che descrive meglio il mercato, e quindi non solo UR, è quello della facilità di utilizzo e avviamento. La riduzione del tempo necessario alla programmazione delle automazioni, ad esempio, è il tempo che un’azienda guadagna producendo S Alessio Cocchi, country manager Universal Robots Italia traccia un bilancio dell’anno appena chiuso e offre una serie di spunti per il 2020. A seguire un interessante ‘viaggio’ nel processo produttivo mette in evidenza come la robotica collaborativa sia un asset interessante in tutte le fasi manifatturiere. Un alleato prezioso che consente a ogni protagonista di esprimere il meglio di sé BOTS COPERTINA UNIVERSAL ROBOTS COPERTINA UNIVERSAL ROBOTS Alessio Cocchi, country manager Italia di Universal Robots GENNAIO-FEBBRAIO 2020 AUTOMAZIONE OGGI 419 17

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