AO_418

AUTOMAZIONE OGGI 418 SOLUZIONI SOFTWARE PER L’INDUSTRIA 103 S SI sotto la lente Robot omanager? L’intelligenza artificiale ha cambiato il rap- porto tra persone e tecnologia sul lavoro e sta ridisegnando il ruolo che i team HR e i manager devono svolgere nell’attrarre, trattenere e sviluppare i talenti. Uno stu- dio condotto da Oracle e Future Workplace segnala infatti un aumento dell’adozione dell’AI sul posto di lavoro, accolta con positività e ottimismo, fugando paure. L’impatto della tecnologia è significativo, soprattutto sul modo in cui i dipendenti interagiscono con i loro manager, con una conseguente evoluzione del ruolo tradi- zionale dei team HR e del manager stesso. Il 64% delle persone coinvolte nello studio infatti si fida molto più di un robot che del proprio manager perché pensa che i robot possano ‘fare’ meglio di una persona. Alla domanda infatti su ‘cosa i robot possono faremeglio dei loromanager’, gli intervistati hanno risposto che i robot sono più bravi a fornire informazioni imparziali, rispettare i programmi di lavoro, risolvere i problemi e gestire i budget. Mentre invece interpellati su ‘cosa i manager sono in grado di fare me- glio dei robot’, i lavoratori hanno elencato la comprensione dei loro sentimenti, la for- mazione e la creazione di una cultura del la- voro. Questo fa pensare. Se finora abbiamo sempre creduto che un robot fosse un aiuto alla risoluzione dei problemi, un aiuto im- portante soprattutto in alcuni settori dell’a- zienda, ora il robot viene elevato così tanto di grado anche in zone dell’azienda in cui normalmente è l’uomo ad avere l’ultima parola? Sarà quindi una machina a risolvere la maggior parte dei problemi sul posto di lavoro? Ci si può interrogare a questo punto se l’intelligenza umana non sia in pericolo di essere soppiantata da quella artificiale o se l’intelligenza artificiale sia in pericolo di essere plagiata, a volte male, da quella umana che per ora vogliamo considerare ancora l’unica in grado di reinterpretare il campo di gioco, innovare le regole e non fermarsi neanche davanti all’impossibile. Ma è anche vero che lo studio sopracitato mette in evidenza un cambiamento impor- tante e implacabile sul ruolo del manager all’interno di un ambiente di lavoro basato sull’intelligenza artificiale. Al ‘capo’ non serviranno più molte competenze tecni- che, che saranno lasciate ai robot così come tutte le attività di routine, del resto stiamo vivendo in un periodo in cui la macchine im- parano da sole, ma si dovrà concentrare sul lato umano e dovrà utilizzare tutte le sue competenze trasversali. Ma d’altronde è da un po’ di tempo che stiamo raccontando che tecnici e ingegneri devono imparare ad allargare le loro competenze anche in campo umanistico, culturale, scientifico… In effetti a pensarci bene tutta la nostra storia è costellata da personaggi importanti che hanno sapientemente unito scienza, tecnica, filosofia, arte, poesia… facciamo qualche nome? Leonardo, Galileo, Bacone, Cartesio, Pitagora, Newton, D’Alembert, Diderot, Peano e tantissimi altri ci vengono alla mente e tutti stranamente, o forse no, hanno un profondo substrato umanistico, filosofico, culturale, scientifico che ha per- vaso le loro menti e i loro cuori. Anche durante la manifestazione Aixa- Ar- tificial Intelligence Expo of Application, re- alizzata da Business International di Fiera Milano Media, si è toccato questo argo- mento e Andrea Roberto Bifulco, director di Startup Grind, ha dato tanti spunti in più. Vorrei riportarne uno in particolare. Un lea- der deve sapere un po’ di tutto, deve avere una conoscenza ‘sufficiente’ di tecnologia, soprattutto per capire e non essere preso in giro da falsi esperti. E qui ci siamo. Ma la cosa forse più interessante è che non deve per forza avere sempre idee creative, que- ste possono averle altri, spetta però a lui creare quella cultura dove tutti possano es- sere valutati proprio per quelle idee. L’IMPATTODELLA TECNOLOGIA È SIGNIFICATIVO, SOPRATTUTTO SULMODO IN CUI I DIPENDENTI INTERAGISCONO CON I LOROMANAGER Antonella Cattaneo @nellacattaneo

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