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a cura di Ilaria De Poli AO RASSEGNA Robot e cobot Le sfide tecnologiche, e non solo, che lo sviluppo di robot collaborativi, o cobot, deve superare sono molteplici: dall’uso di materiali ‘morbidi’ per ridurre le conseguenze di un eventuale ‘scontro’ con l’operatore, all’impiego di interfacce user friendly per la configurazione e il set up dei compiti da svolgere, fino all’uso di una sensoristica avanzata per un’interazione ‘naturale’ con l’uomo. Ecco a che punto siamo MAGGIO 2019 AUTOMAZIONE OGGI 414 76 Foto tratta da www.freerangestock.com Sin dall’antichità l’uomo ha sognato di diventare crea- tore di altri esseri autonomi, tanto che già nelle antiche civiltà greca, egizia e cinese si trovano racconti di automi costruiti da abili inventori. Forse tali automi possono a buon diritto essere considerati gli antenati dei moderni robot, è però nel libro XVIII dell’Iliade che appaiono i primi robot collaborativi, o cobot. Nel racconto della vi- sita al palazzo del dio storpio Efesto, incontriamo automi in forma di tripodi dotati di ruote, in grado di pianificare da soli il proprio moto, e automi in forma di ancelle d’oro, che aiutano il padrone a camminare sostenendone i passi. Se da sempre la fantascienza ci mostra robot in grado di interagire con l’uomo con naturalezza in ambienti quotidiani, è d’altro canto innegabile che nei decenni passati l’immagine tipica del robot è stata quella legata all’automazione industriale: una macchina grande e pe- sante, quindi pericolosa per l’uomo e da tenere segre- gata mediante apposite protezioni, abbastanza rigida e talmente complicata da richiedere metodi e strumenti di programmazione al di là della comprensione dei ‘non addetti ai lavori’. Questo scenario tuttavia è ormai prossimo a essere su- perato: benché già dalla metà degli anni ‘90 del secolo scorso l’evoluzione della robotica abbia iniziato a svi- luppare metodi e strumenti per consentire una colla- borazione ‘spalla a spalla’ fra uomo e robot, con l’arrivo dell’Industria 4.0 c’è indubbiamente stata un’accelera- zione vertiginosa del settore, visto il ruolo fondamentale che tale tecnologia riveste per l’industria del futuro. Le sfide da affrontare per lo sviluppo di robot veramente collaborativi sono molteplici e non solo di natura tecno- logica. Dal punto di vista tecnico, un cobot deve fornire tempi di set up ridotti, flessibilità d’uso e riconfigura- zione, nonché un’interfaccia estremamente user friendly per l’operatore (o per l’umano, non necessariamente un tecnico, con il quale viene a contatto), che includa non solo l’apprendimento attraverso terminali di program- mazione intuitivi (teach pendant), ma anche si possa letteralmente far ‘prendere per mano’ dall’operatore per essere condotto nelle posizioni richieste dal compito da svolgere, per esempio per operazioni di pick&place. Ciò richiede una sensoristica avanzata e delle tecniche evo- lute per elaborare il dato sensoriale in modo da fornire un’esperienza di interazione ‘naturale’ con l’umano. Al contempo, la prossimità fra uomo e cobot impone il rispetto di una serie di norme di sicurezza codificate non solo nello standard ISO10218, ma anche nelle più recenti specifiche tecniche ISO/TS15066. In pratica, i cobot de- vono avere struttura leggera, capacità di percepire pre- senze nel proprio spazio operativo, in modo da ridurre la velocità di movimento se vi è rischio di collisione, e capa- cità propriocettive per garantire un’interazione‘morbida’ nel contatto con la realtà. La prospettiva che, grazie a tali sviluppi, i cobot entrino nelle nostre vite quotidiane è sicuramente una delle sfide più appassionanti della robotica del nostro tempo. Sergio Galeani - Dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria Informatica, Università di Roma, Tor Vergata
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