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124 Efficiency & Environment - Marzo 2019 Acqua risorse. La corretta politica di gestione delle reti idriche dev’essere pubblica e portata avanti da dirigenti qualificati, motivati e controllati da apposite commissioni. Magari con un manda- to a termine in modo da disincentivare rendite di posizione, comportamenti inappropriati o mancati controlli sui centri di spesa (una delle maggiori fonti di inefficienza è il diverso livello dei costi degli stessi servizi e delle stesse ap- parecchiature in zone diverse del Paese). Per quanto riguarda la necessità di garantire il ser- vizio anche nelle aree meno fruttuose bisogna usare proporzionalità e buon senso. Un con- to è la scelta di vivere in un’abitazione isolata e lussuosa, un altro è il fatto di vivere in zone scarsamente servite, un’altra situazione ancora è quella di trovarsi in condizioni di indigenza estrema. In questi casi va garantita una quanti- tà minima vitale di acqua a ogni cittadino, per lo meno fintanto che sussista uno stato di ne- cessità. E.E.: La privatizzazione del settore idrico è ve- ramente sinonimo di maggiore efficienza? Egidi: Non sembra proprio che i casi di priva- tizzazione della rete idrica abbiano portato a una maggiore efficienza. Ma ancor prima do- vremmo affrontare un tema culturale: perché non possiamo avere fiducia nel settore pubblico e ingaggia- re manager onesti, capaci e che rispondono dei loro risul- tati? Potrebbe sembrare che i dirigenti di alto livello costino troppo, in realtà sono garanzia di efficacia ed efficienza. Se ci arrendiamo all’idea che nel pubblico prevalgano sprechi e corruzioni, alla lunga non potremmo che ottenere dei servizi sempre più degradati. Dobbiamo avere fiducia nel- le persone. Le competenze di un professionista, pensiamo ad esempio a un medico, non cambiano o non dovrebbero cambiare solo perché è differente il contesto lavorativo in cui le esercita. Il punto è che senza senso civico e senza fi- ducia nelle istituzioni non può che maturare una situazione di ingiustizia, degrado e instabilità cronica dagli effetti im- prevedibili. In definitiva la maggiore efficienza va perseguita non tanto con la privatizzazione, ma con un maggior senso di responsabilità. E.E.: Un modello privato nella gestione dei servizi idrici qua- le effetto pensate avrebbe in particolare sulle tariffe? E a tale riguardo, come dovrebbe essere composta la tariffa? Egidi: Senza dubbio con un modello di gestione privato le tariffe aumenterebbero, come sono effettivamente aumen- tate laddove lo si è applicato. Del resto l’impresa privata e la pubblica amministrazione seguono modelli diversi. Nel- lo spirito dell’azienda privata l’obiettivo è quello di massi- mizzare i profitti e minimizzare le perdite in un orizzonte temporale limitato. Inoltre il soggetto privato non detiene in genere risorse sufficienti per investimenti su vasta scala e quand’anche le avesse deve tenere conto di vincoli indu- striali e di bilancio dettati dal mercato e dall’assetto societa- rio. Non da ultimo va considerato che nonostante le libera- lizzazioni e il salto tecnologico di molti servizi, quello delle reti di pubblica utilità è un mercato atipico, oligopolistico, nato per rispondere ai bisogni fondamentali delle perso- ne, dunque non esattamente calibrato sulle caratteristiche dell’impresa privata. Viceversa lo Stato, oltre ad avere l’onere di erogare servi- zi universalmente riconosciuti, ha a disposizione un arco temporale più lungo per ammortizzare gli investimenti. Ha anche la possibilità di sviluppare un piano strategico e con- trollato sui pubblici servizi. Anche per quanto riguarda la composizione delle tariffe (remunerazione del capitale, co- pertura dei costi, socialità del servizio, lotta agli sprechi ecc.) le public utility sono meglio attrezzate a modulare, investire, ripartire e pianificare oneri, costi e investimenti a fronte di piani infrastrutturali, monitoraggio capillare del territorio, controllo della fiscalità e ingresso di eventuali nuovi sogget- ti sul mercato. E.E.: Una provocazione. Pensate che un ipotetico aumento delle tariffe potrebbe portare a dare maggiore valore all’ac- qua per un uso più responsabile e sostenibile delle risorse? Egidi: Dipende. Le tariffe per l’acqua devono essere pagate il giusto e con lungimiranza. In assenza di investimenti di medio-lungo termine non ha senso pagare di più. Se le ta- riffe più alte servono a capitalizzare investimenti destinati a migliorare la rete idrica allora possono essere giustificate. A patto però che gli investimenti siano controllati e non ven- Foto tratta da freerangestock.com

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