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GENNAIO-FEBBRAIO 2019 AUTOMAZIONE OGGI 411 51 all’ingegneria. I lavoratori in fabbrica, le attività di segreteria o di staff generico facilmente invece potrebbero essere svolte da robot e computer. Questo si- gnifica che le nazioni con un maggior numero di lavoratori anziani impiegati in attività manuali, ripetitive e non speciali- stiche, si troveranno ad avere il maggior numero di occupazioni automatizzabili. Proprio in questi Paesi i lavoratori anziani saranno chiamati a fare evolvere rapida- mente le proprie competenze per restare all’interno del mercato del lavoro. Il rischio della sostituzione L’analisi, svolta a livello globale, mette in evidenza come in Europa sia l’Italia il Paese più esposto al ‘rischio-sostitu- zione’, con il 58% in media di lavoratori anziani che svolgono lavori facilmente automatizzabili. Un rischio rafforzato sul piano sociale, dove assistiamo a un aumento sempre più consistente di over 50 nella forza lavoro. Si stima infatti che la fascia di lavoratori tra i 50 e i 64 anni in Italia crescerà fino a raggiungere il 38% della forza lavoro totale entro il 2030. Cinque dei primi sei paesi di questa spe- ciale classifica sono situati nell’Estremo Oriente, con grandi mercati manifat- turieri come Cina, Vietnam, Tailandia, ma anche economie sviluppate come la Corea del Sud e il Giappone, dove i lavoratori più anziani svolgono spesso lavori che richiedono competenze sproporzionatamente basse rispetto al mercato del lavoro attuale. A seguire, immediatamente dopo, troviamo l’Italia, con un rischio automazione del 58%, e la Germania (57%). Queste le evidenze principali dell’ultimo report condotto da Mercer e Oliver Wyman intitolato ‘ Aging & Automation ’, che prende in considera- zione 15 Paesi, tra cui l’Italia, e analizza la popolazione attiva nelle diverse classi di età, il tipo di occupazione, oltre al rischio-automazione calcolato per ruolo a partire dalle ormai celebri ricerche di Martin Frey e Carl Osbourne (Università di Oxford). Per realizzarlo sono stati uti- lizzati dati provenienti da diverse fonti, tra cui dati Mercer, Oliver Wyman, World Economic Forum, Nazioni Unite, Oecd. Fonte preziosa “Gli sforzi concertati da parte di governi e aziende per elaborare strategie volte a incoraggiare e accogliere il lavoratore più anziano, saranno cruciali nei pros- simi decenni” commenta Marco Valerio Morelli, aministratore delegato di Mer- cer Italia. “I lavoratori più anziani sono una fonte preziosa di esperienza, pro- duttività e anche di flessibilità. Anche nei loro confronti quindi suggeriamo alle aziende di dirigere gli investimenti mano a mano che la tecnologia spinge le aziende a evolvere. Con questo report auspichiamo di avviare una con- versazione sui rischi che i lavoratori più anziani affrontano in questa epoca di automazione e, soprattutto, su come superarli. Dal nostro punto di vista la parola chiave che aziende e istituzioni devono tenere al centro delle loro con- siderazioni è: competenze”. “La popolazione over 50 è passata dal 17% a più del 30% del totale globale dagli anni ‘70 a oggi” spiega Giovanni Viani, responsabile del Sud-Est Europa di Oliver Wyman. “In parallelo le nuove tecnologie stanno cambiando in ma- niera radicale la domanda di lavoro, mettendo in crisi in particolare la fascia più anziana e a minor educazione. Per evitare squilibri profondi nella società e nella produzione di reddito e mante- nere una sostenibilità complessiva dei sistemi previdenziali sono necessarie politiche molto lungimiranti in termini di valorizzazione delle classi più anziane, formazione continua lungo tutta la car- riera professionale, allargamento della platea dei lavoratori giovani, soluzioni di ‘tutorship generazionale’ finalizzate a valorizzare il contributo dei più anziani nell’accelerazione dell’inserimento pro- fessionale dei più giovani”. La Quarta Rivoluzione Industriale Al contrario delle precedenti rivoluzioni industriali, nelle quali la produttività è cresciuta mentre i requisiti di compe- tenze sono rimasti simili tra le differenti tipologie di lavori a bassa specializza- zione, la Quarta Rivoluzione Industriale richiede ai lavoratori con meno compe- tenze una forte discontinuità. Attual- mente solo il 10% dei lavoratori tra i 55 e i 65 anni sono in grado di completare nuovi compiti complessi che prevedono l’uso di tecnologia. Mentre la percen- tuale sale a 42 punti per gli adulti tra i 25 e i 54 anni. Lo sviluppo senza precedenti delle capacità computazionali, dell’uso dei dati e la sofisticazione crescente di algoritmi per l’auto-apprendimento hanno portato la tecnologia a un’evo- luzione significativa che non solo ha un impatto sui diversi settori industriali, ma rivoluzionerà il concetto stesso di lavoro. Machine learning, intelligenza artificiale e robotica sono solo alcune delle varie tecnologie che stanno emergendo oggi, molte di esse sono ancora in fase di svi- luppo ma si diffonderanno globalmente entro il 2030. Man mano che l’utilizzo di queste tecnologie si espanderà, il loro impatto sui lavori ripetitivi e a bassa specializzazione aumenterà. In partico- lare, Mercer prevede tre cambiamenti fondamentali: il concetto stesso di la- voro si legherà sempre più a compiti e attività che possono evolvere nel tempo, piuttosto che a ‘routine’ e ripetitività; in secondo luogo aumenterà l’importanza di competenze collegate alla tecnologia e cross-funzione, in terzo luogo aumen- terà la complessità del lavoro umano. “La diffusione dell’automazione in defi- nitiva richiederà agli esseri umani e alle competenze umane di svolgere un ruolo ancora più importante nelle organizza- zioni che stanno diventando digitali. Il report sottolinea che quello che in pas- sato era considerato ‘premium’ ora sarà considerato ‘standard’, un fenomeno che spingerà necessariamente i lavora- tori a passare da lavori semplici o ripe- titivi a servizi a valore aggiunto” spiega Morelli. “Mentre oggi assistiamo a una corsa all’adozione di tecnologie intelli- genti da parte delle imprese, è impor- tante evidenziare la potenziale ricaduta di questa sostituzione dell’automazione ad alcuni ruoli, in particolar modo sui lavoratori più anziani, con impatti sulla disoccupazione, l’allargamento delle di- suguaglianze e a un maggiore sforzo dei sistemi di welfare nazionali. Lanciamo quindi un monito al sistema Paese e alle aziende perché non trascurino di foca- lizzare il ruolo dei lavoratori più anziani, integrando nelle strategie digitali più ampie anche la necessità di formazione per queste categorie di collaboratori, perché l’automazione non si traduca nell’uscita forzata dal mercato del la- voro di coorti di dipendenti” conclude Morelli. • Mercer - www.mercer.it Oliver Wyman - www.oliverwyman.com
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