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GENNAIO-FEBBRAIO 2019 AUTOMAZIONE OGGI 411 134 primo di una lunga serie di robot, programmato per obbedire a un insieme di regole ana- loghe alle tre legate alla robotica di Asimov. E questo dove ci ha portato? Quali effetti ha avuto sulla società e sull’industria? I robot industriali presentano evidenti vantaggi rispetto ai loro simili umani non infallibili, in termini di velocità, ripetibilità, precisione e produzione: non riusciamo a tenere il passo con loro poiché i robot completano con facilità lavori che ci danneggiano o annoiano. I disposi- tivi collegati, autonomi e intelligenti si stanno diffondendo nelle applicazioni domestiche: chi non conosce i robot aspirapolveri, tagliaerba, frigoriferi collegati a Internet e termostati intelligenti fino ai robot che hanno il ruolo specifico della cura degli anziani e portatori di handicap. Ma allora stiamo andando verso un futuro roseo per l’automazione o verso un punto in cui il robot sostituirà l’uomo? Certo ci sono lavori che per una persona sono troppo difficili, pesanti o noiosi da eseguire sia per forza sia per agilità o per attenzione. In parole povere, i robot svolgono lavori che le persone non sono in grado di fare o non vogliono fare. Ma cosa dire dei lavori che possono essere eseguiti da entrambi? Le applicazioni di intelligenza artificiale stanno ponendo le basi per l’Industria 4.1, creando il terreno ideale per realizzare applicazioni di robotica che alimentano le preoccupazioni di alcuni lavoratori. Sul ‘South China Morning Post’ è stato recentemente pubblicato un articolo relativo a uno studio dal titolo ‘Nei prossimi 20 anni un milione di abitanti di Hong Kong potrebbe perdere il proprio lavoro a causa dell’intelligenza artificiale’. L’articolo spiega che il 28% dei 3,7 milioni di posti di lavoro delle città sono a rischio a causa dell’automazione e segretarie, contabili e revisori dei conti hanno il 70% di probabilità di perdere il posto di lavoro. L’articolo spiega che secondo gli esperti “le prospettive sono ancora più terribili negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Giappone”. Sta quindi prendendo piede l’eventualità di un’imposta sui robot che in qualche modo compenserà la diminuzione di occupazione umana. In relazione a ciò l’Unione Europea ha pubblicato una rapporto dettagliato su come i robot e l’intelligenza artificiale possano essere considerati entità legali. Il documento ri- porta anche alcuni dati interessanti: “le registrazioni di brevetti annuali per la tecnologia robotica sono triplicate negli ultimi dieci anni” e “nel 2025 più del 20% degli europei avrà 65 anni o più”. Ricordiamo però che automazione e sistemi informatici richiedono un maggior numero di addetti adeguatamente qualificati, e infatti nell’articolo si sostiene che “entro il 2020 l’Europa potrebbe trovarsi di fronte a una carenza fino a 825.000 professionisti ICT e che il 90% dei posti di lavoro richiederà competenze digitali di base”. Dunque, ciò che si sta dicendo è che abbiamo bisogno di creare posti di lavoro per la manutenzione e la gestione di robot e tecnologie che abbiamo creato per svolgere altre attività. Certo è che robot e intelligenza artificiale non sono destinati a scomparire, anzi, ci si interroga semmai se so- luzioni di intelligenza artificiale potranno diventare consapevoli come in ‘Terminator’. Dan Brown nel suo ultimo romanzo ha accennato a una relazione simbiotica tra uomo/cyber/ robot che definisce la società moderna. Non ci siamo ancora arrivati, ma può essere solo una questione di tempo prima di vedere impiantate nel braccio targhette Rfid. Gli ‘abbastanza’ adulti da ricordare ‘L’uomo da sei milioni di dollari’ forse desiderano gambe forti, occhi bionici... Certo, oggi, forse non è ancora possibile ma contiamo e speriamo nella tecnologia e nella ricerca. Per ora dobbiamo ancora sopportare di spegnere le luci o regolare il riscal- damento utilizzando i nostri assistenti virtuali. AO AUTOMAZIONE DOMANI ollywood e TV hanno molto da raccontare sulla percezione che il pubblico ha circa robot e progressi tecnologici, in particolare su come entrambi sono in grado di influen- zare l’uomo medio. Lo evidenziano i princi- pali successi cinematografici come Wall-E o R2-D2 oppure cyborg e macchine assassine virtuali, come Terminator o l’agente Smith di Matrix. Il cinema sembra ipotizzare che vivremo in un mondo futuro distopico, con- taminato e distrutto dalle guerre, ma sulla causa di questi disastri l’opinione si divide a metà. Se osserviamo il presente, il mondo reale, è molto difficile trovare svantaggi portati dai robot negli ambienti industriali e domestici. L’uomo non è in grado di stare al passo con il carico di lavoro di un robot. I robot hanno il portamento, la flessibilità e la grazia di una ballerina uniti alla potenza e alla forza bruta di un sollevatore di pesi, non sono mai stanchi, non vanno in vacanza o non necessitano di una pausa caffè. I van- taggi sono evidenti per tutti. Anche a Jo- seph Engelberger che è considerato il ‘padre della robotica’. Joseph ha supervisionato l’installazione del primo robot su una linea di montaggio nell’impianto di pressofusione della General Motors a Trenton, New Jersey, nel 1959. Dal prototipo Unimate #001 ba- sato su un concetto di George Devol, che Engelberger incontrò nel 1956, nacque un progetto che vide circa 450 robot in azione nelle operazioni di pressofusione. Cosa penserebbe dunque Engelberger dei moderni robot e della loro percezione pub- blica? Nel 1956 uscì il film ‘Il Pianeta Proibito’ in cui fece la sua comparsa il robot Robby, H Robotica e intelligenza artificiale Aude Skorodensky, DesignSpark Community manager di RS Components
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