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NOVEMBRE-DICEMBRE 2018 AUTOMAZIONE OGGI 410 126 TECH BOYS AND GIRLS AO el mio percorrere virtualmente lo Stivale a caccia di ‘cervelli’ o, come titola la mia rubrica ‘Tech boys and girls’ , questa volta sono arrivata nel nord-ovest della Sardegna. Attraverso amicizie comuni mi imbatto in Olindo Massarelli, dirigente dell’Unità Operativa di chirurgia maxillo-facciale di Sassari. Il dottor Massarelli è, a ragion veduta, un esempio di cervello ‘non in fuga’ dal nostro Paese, perché, seppur passando per trasferte, master in diverse Regioni d’Italia e periodi di praticantato all’estero, ha deciso con orgoglio di fermarsi nella sua terra e di dare un contributo laddove, solo qualche anno fa, nasceva il reparto di chirurgia maxillo-facciale, a Sas- sari. Sì perché poi, realmente, mi spiega Olindo, benché la maxillo-facciale sia una branca piuttosto giovane, le sue sfaccettature sono tante e molto si è riusciti a fare e ad affinare, in termini di ricerca e tecnica, anche grazie alla tecnologia, a software avanzati e collaborazioni con la bio-ingegneria. Massarelli lo definisce un ‘lavoro millimetrico’, perché sempre più votato a raggiungere, quanto più possibilmente, la perfezione, ossia a ricreare minuziosamente l’originalità di un profilo, di una mascella, o la porzione di un viso che per diversi motivi è stato alterato e deturpato. E anche se a me sembra tutto un po’ surreale, chiedo a Olindo di cominciare a raccontarmi la sua storia. Laureato alla facoltà di Medicina e chirurgia dell’Ateneo di Sassari, con una tesi dal titolo ‘La biopsia radioguidata del linfonodo sentinella nel carcinoma mammario’ , poiché mi spiega “sulle prime fui attratto dai grossi argomenti della chirurgia generale. Negli ultimi due anni di laurea feci infatti praticantato e seguii molte ore di sala operatoria presso il Reparto di Chirurgia generale della mia Università, anche per un’idea romantica che avevo, di poter collaborare con mio padre, anatomo-patologo, di cui ho un’enorme stima, ma del quale non ho voluto seguire le orme”. E poi invece? “Poi ho finito per collaborare con mio padre da chirurgo maxillo-facciale” Come mai hai scelto di abbracciare la chirurgia maxillo-facciale? “Quando, dopo la laurea, le mie certezze di fare il chirurgo generale si erano affievolite, poiché non scorgevo opportunità future, un chirurgo collega e amico di mio papà mi consigliò di intraprendere una branca specialistica e mi disse che la chirurgia maxillo- facciale sarebbe potuta essere quella giusta per me. Colui che sarebbe diventato poi il mio professore a Parma, Sesenna, quando ancora io ero uno studente, per motivi professionali aveva trascorso un periodo a Sassari, conquistandosi un’ottima reputazione. Fu così che decisi di fare un breve stage post-laurea presso la Chirurgia maxillo-facciale dell’Ospedale Maggiore di Parma, per capire di persona di cosa davvero si occupasse. Fu amore a prima vista. Dopo 12 ore in sala operatoria, passate in piedi, fermo come un bonzo, a osservare un intervento di demolizione e ricostruzione di un viso, rimasi folgorato e capii che quella era la mia strada”. La maxillo-facciale ha un campo d’intervento molto ampio e complesso; abbraccia vari aspetti, da quello traumatologico alle di- smorfie acquisite o congenite, fino alle neoplasie. Per quanto riguarda la ricostruzione del viso o di sue parti, ci si avvale ormai da tempo della tecnica autologa, ovvero si utilizzano porzioni di tessuto prelevati dal corpo del paziente stesso e si trasferiscono, come autotrapianti, a livello del viso; per mezzo di delicate microsuture vascolari eseguite al microscopio se ne assicurano la rivascolariz- zazione, l’attecchimento e la guarigione. Parlami della tua esperienza nella ricerca tecnologica in ambito maxillo-facciale. “Faccio parte di uno studio pilota multicentrico italiano, che si occupa di valutare l’efficacia e la precisione di una pianificazione 3D- chirurgica virtuale nelle demolizioni e ricostruzioni oro-mandibolari, eseguite con lembi liberi di fibula o di cresta iliaca. Un software assume e rielabora i dati grezzi della TC del massiccio-facciale e dell’arto o bacino del paziente e consente al chirurgo di pianificare e simulare l’intervento virtualmente al computer. Una volta validato il progetto chirurgico, che viene formulato con l’aiuto di bio- ingegneri durante un webinar, vengono prodotte delle dime di taglio osseo per garantire precise e speculari osteotomie e delle placche in titanio su misura, al fine di ottenere la più esatta corrispondenza tra i capi ossei. Questa tecnologia consente di migliorare la predicibilità e l’efficacia dell’intervento, permettendo il trasferimento fedele del ‘planning’ pre-operatorio all’atto chirurgico, così da ottenere delle ricostruzioni mandibolari più accurate, riducendo anche i tempi chirurgici. Questo è stato da noi dimostrato mediante il confronto delle immagini TC post-operatorie del paziente con quelle del progetto precedentemente elaborato. Da una ricostruzione ‘free hand’ si è passati quindi a una chirurgia guidata da software”. Insomma con l’ausilio dei computer e la stretta collaborazione di un’equipe di bio-ingegneri si possono raggiungere risultati eccellenti. Come vedi il tuo futuro nel campo maxillo-facciale? “Sto affinando la ricostruzione del cavo orale e dell’orofaringe. Trattandosi di aree rivestite da mucosa, quando questa viene perduta o asportata non è possibile prelevarne altrove nel paziente. Correntemente le ricostruzioni in queste sedi vengono eseguite facendo N
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