AO_409
SETTEMBRE 2017 AUTOMAZIONE OGGI 408 15 AO IL PUNTO Evaldo Bartaloni Comitato tecnico Automazione Oggi e Fieldbus&Networks O OBRE 2018 AUTOMAZIONE OG I 409 l Piano Nazionale Industria 4.0, pro- mosso economicamente con gli stru- menti incentivanti (ammortamenti, iper-ammortamenti, agevolazioni fiscale ecc.) delle Leggi Finanziarie 2017 e 2018, ha prodotto gli effetti desiderati, almeno per quanto riguarda gli investimenti da parte delle imprese. Gli investimenti in beni capitali sono infatti aumentati del 9% e gli ordini in macchinari hanno re- gistrato una crescita del 10%. Anche per quanto riguarda la spesa in ricerca e innovazione il trend è stato positivo. Sembra che si sia addirittura fatto me- glio della Germania. L’Osservatorio del Politecnico di Milano asserisce che, negli ultimi due anni, il mercato della digitalizzazione indu- striale è quasi raddoppiato, che quasi tutte le realtà produttive del Paese hanno acquisito il concetto di Industria 4.0 e sono a conoscenza delle nuove tecnologie. Tuttavia, una domanda pare legittima: i macchinari e gli altri beni ac- quistati dalle imprese, con il loro requi- sito di interconnessione, sono integrati in un modello operativo e di business pensato e progettato in virtù di una vi- sione del futuro (production system)? Oppure il loro ruolo è confinato nei benefici della digitalizzazione del modello pro- duttivo esistente? Da quanto emerge dai dati disponibili, e secondo quanto si può in- tuire, sembra essere largamente diffusa questa seconda realtà. Soprattutto nelle PMI. Si pone quindi il problema di allargare il focus, finora concentrato sulla tecnologia, al modello di organizzazione produttiva che dovrebbe essere messa a punto per un futuro neanche tanto remoto. Di conseguenza appare ineluttabile il coinvolgimento delle alte funzioni aziendali, sia quelle manageriali, sia quelle che attengono alla ge- stione delle risorse umane. Il nuovo modello organizzativo, per affermarsi con suc- cesso, dovrà coinvolgere tutti i lavoratori, dall’amministratore delegato agli operai; tutti dovranno credere nel progetto, supportarlo, contribuire a definirne le modifiche. La nuova fase attenuerà delle differenze tra il vertice e la base della piramide, tra i manager e i lavoratori, sarà introdotto il concetto di intelligenza collettiva, serviranno organizzazioni dinamiche e flessibilità operativa degli impianti. Ciò presuppone la conoscenza del progetto e la presenza delle competenze necessarie. Il Digital Innovation Hub e i Competence Center, in via di formazione, aiuteranno le imprese, soprattutto le PMI, a progettare il loro futuro, ma tutti gli osservatori riten- gono che il presupposto per affermare nuovi modelli produttivi, e di business, sia la formazione, di base e specifica, a tutti i livelli. La Legge di Stabilità del 2018 prevede, infatti, specifici incentivi per la formazione del personale. I programmi di formazione dovrebbero essere preceduti da una fase di assessment, per capire il grado di preparazione delle maestranze presenti in azienda, i margini di sviluppo delle loro conoscenze e l’eventuale necessità di procedere a nuove assun- zioni. Allo scopo, l’Osservatorio del Politecnico di Milano ha messo a punto uno spe- cifico strumento ( Dreamy, digital readiness assessment maturity model ) per misurare il grado di competenze nell’azienda nel digitale. L’analisi viene fatta raggruppando le attività aziendali in diverse aree (Product and asset design and engineering, Produc- tion management, Quality management, Maintenance management, Logistic ma- nagement, Supply chain management) e poi scomponendole nei singoli processi. Si ritiene che la formazione, che non potrà essere scissa dal trasferimento tecnologico, dovrebbe essere declinata in varie fasi e a diversi livelli. La collaborazione fra imprese e università è essenziale: dovrebbe essere rafforzata e ulteriormente sviluppata anche nell’ambito dei Competence Center. Altrettanto importante è la formazione ‘on the job’, legata alle attività lavorative, all’uso dei nuovi macchinari, al troubleshooting, alla raccolta e all’elaborazione dei dati, alla supply chain ecc. I corsi standard, a cata- logo, potranno essere così affiancati da nuovi approcci, da metodiche innovative per soddisfare esigenze di formazione specifica. Il credito d’imposta previsto dalla Legge Finanziaria a favore delle aziende che spendono in formazione, può essere un utile incentivo a investire in capitale umano e a evitare l’espulsione dei lavoratori attivi dai processi produttivi. I E ora si pensi alla formazione...
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