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GIUGNO-LUGLIO 2018 AUTOMAZIONE OGGI 407 42 AO PANORAMA che su come e perché i beni forniti rispon- dono ai requisiti merceologici e funzionali richiesti dalla normativa. Al cliente finale spetta comunque l’onere di attestare l’ef- fettiva interconnessione e l’integrazione”. Gamba : “Si tratta di una mezza verità, che va argomentata nel modo giusto per esi- genze di trasparenza e correttezza verso chi comprerà e utilizzerà questemacchine. Chiariamo subito che non esiste allo stato attuale una certificazione ‘Industria 4.0’, quindi parlare di prodotti omacchine ‘cer- tificate’ non ha alcun valore dal punto di vista dell’effettiva fruizioni del beneficio. È invece possibile parlare di macchine pre- disposte per l’Industria 4.0, oppure di pro- dotti che possano abilitare le macchine o gli impianti a ottenere l’incentivo fiscale dell’iper-ammortamento. Schneider Elec- tric ha scelto un approccio chiaro e traspa- rente a tutto questo, sin dagli albori del Piano Industria 4.0 sul finire del 2016, che si è concretizzato in una ‘Guida applica- tiva’, giunta alla terza edizione, che vuole fornire spunti utili ai clienti per sfruttare le caratteristiche integrate nei prodotti ai fini dell’ottenimentodel beneficio. Per quanto riguarda le macchine ‘Industria 4.0 ready’, la Circolare 4/E del 2017 ammette che il costruttore della macchina possa allegare a questa un’analisi tecnica per dare la garanzia all’utilizzatore finale che la mac- china sia predisposta al soddisfacimento delle 5+2 caratteristiche richieste. Resta in carico all’utente finale, in seguito all’av- venuta interconnessione, la realizzazione della perizia o dell’autocertificazione, che potranno comunque integrare l’analisi tecnica associata alla macchina. Chi rea- lizza quest’analisi tecnica, per ragioni di terzietà, non potrà essere il costruttore della macchina stessa: vi sono società, attive nell’ambito della certificazione, che offrono questo tipo di servizi”. Bolsi : “La normativa sull’attestazione di con- formità 4.0, popolarmente nota come iper-ammor- tamento, parla chiaro: un bene strumentale 4.0 lo è in funzione di come viene installato e, quindi, utilizzato. Molti costrut- tori stanno ‘giocando’ sul fatto che le loro macchine sono predisposte per sod- disfare i requisiti di legge etichettandole come ‘Industry 4.0 ready’. Ritengo che si tratti di un’operazione di marketing assoluta- mente legittima, a patto che sia chiaro che non si tratta di una dichiarazione, tanto meno di una certificazione, del tipo ‘Industry 4.0 compliant’, che ovviamente non può essere rilasciata a questo livello. Essere ‘ready’ significa solamente che una macchina, o un sistema o compo- nente di automazione come possono es- serlo i sensori, è pronto per svolgere una determinata funzione, ovvero dispone di determinate caratteristiche tecniche che se correttamente, e sottolineo ‘corretta- mente’, installate e/o integrate consen- tono di pervenire a un risultato finale, un impianto o una macchina, in linea con i requisiti 4.0, ovvero ‘Industry 4.0 com- pliant’”. Biffi : “Questa confusione nasce da un’er- rata interpretazione del meccanismo di incentivazione del Piano Nazionale, che definisce conprecisione alcuni criteri e requisiti che permettono di accedere agli incentivi. Al momento, infatti, non esiste una certificazione ‘Industry 4.0’ applicabile a macchine o prodotti, né in Italia né all’estero. Un pro- dotto può abilitare alcune funzionalità in una mac- china, se opportunamente implementato, come pure una macchina può essere predisposta a soddisfare alcuni requisiti, ma stiamo par- lando di condizioni necessarie, non suffi- cienti. Si pensi per esempio ai requisiti di interconnessione tra macchina e sistemi gestionali o MES: non è sufficiente che la macchina disponga di una porta Ethernet per la comunicazione. È infatti necessa- rio che su questo canale passino dei dati strutturati, che i due interlocutori siano identificabili univocamente sulla rete ecc.: questo può essere garantito solo se il co- struttore della macchina e l’utilizzatore concordano un opportuno scambio dati”. Mandelli : “Non esiste una ‘certificazione Industria 4.0’, che garantisca al cliente che acquistando il bene potrà accedere alle agevolazioni previste dalla legge Calenda. Per poter accedere ai benefici dell’iper-ammortamento le macchine devono necessariamente soddisfare una serie di caratteristiche, alcune delle quali verificabili solo dopo l’installazione, come per esempio l’effettiva interconnessione. Consigliamo a tutti i clienti e partner di avvalersi di un ente certificatore anche per investimenti al di sotto della soglia di 500.000 euro, anche se la legge non lo richiede espressamente. Nel testo della legge è inoltre evidente che la certifica- zione deve essere realizzata da un ente terzo, del tutto dissociato dal produttore della macchina, che quindi non può nem- meno proporre la perizia come servizio aggiuntivo alla vendita”. Giovanni Mandelli di Mitsubishi Electric Continua a leggere con la Realtà Aumentata le risposte alle altre domande: Veniamo ora alle tecnologie individuate come ‘abilitanti’ nel Piano Industria 4.0: l’intelligenza artificiale (AI - Artificial Intelligence) è fra queste e rappresenta una delle tendenze ‘del futuro’. Cosa davvero si può fare e cosa è solo fantasia? La cyber-security è un altro tema centrale per Industria 4.0. Le aziende si stanno attrez- zando? Quali sono ancora oggi gli aspetti più critici per rendere davvero ‘sicuri’ reti e sistemi? L’intelligenza dei sistemi si sta spostando verso la ‘perife- ria’ per alleggerire il traffico dati e rendere l’elaborazione delle informazioni più snella. Quali sviluppi si prevedono per cloud, fog, edge computing? Prototipazione, digital tween, realtà aumentata rischiano di rivoluzionare il modo stesso in cui si produce. Quali sono i settori più interessati? Si vede già un trend cre- scente in questo senso o l’applicazione di queste tecno- logie rimarrà ‘relegata’ ad ambiti di nicchia?

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