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GIUGNO-LUGLIO 2018 AUTOMAZIONE OGGI 407 124 TECH BOYS AND GIRLS AO Lucilla La Puma l ricercatore di oggi lavora a Palermo al Dipartimento di Energia e Ingegneria dell’Informazione e dei Modelli Matematici, ma è originario di Pisa, dove ha trascorso anche gli anni dell’università e del successivo dottorato, presso la Facoltà di Ingegneria. Si chiama Adriano Fagiolini, classe ’77, ed è un ragazzo entusiasta e appassionato, inparticolarmododi robotica su ruote. Oltre che, trattandosi anche di uno sportivo, di running e hockey su ghiaccio. Ma andiamo con ordine. Adriano Fagiolini si laurea nel 2004 e conclude gli anni del dottorato nel 2009. Du- rante gli anni del post dottorato, collabora subito a dei progetti internazionali, tra cui un ‘challenge’ indetto dall’Agenzia Spaziale Europea. Gli chiedodi cosa si trattasse esattamente. “Nello specifico, ci occupavamo della realizzazione di un robot che fosse in grado di prelevare un campione di terra all’interno di un cratere lunare. La difficoltà dell’operazione era data dalla morfologia del cratere in questione, la cui risalita avrebbe impegnato il robot conuna pendenza di 40°. Occorre considerare chementre l’esternodel cratere èperennemente esposto alla luce solare, al suo interno questo cratere, almeno nel suo punto di maggior profondità, è invece sempre privo di luce. E visto che i nostri robot si alimentano ad energia solare, il rischio era che questi si scaricasse prima della faticosa risalita”. E come èandata? “Semplicemente, ci è venuto inmente di progettare un robot che per prelevare il campione di terreno non fosse costretto a scendere in fondo al cratere, ma che potesse provvedervi una sua estensione meccanica, una sorta di ‘lenza’ lanciata da un braccio rotante ad essa collegata. Ciò consentiva, appunto, di poter lasciare il robot all’esternodel cratere durante tutto il temponecessario all’operazione, sempre esposto alla luce diretta del Sole, evitando quindi che potesse scaricarsi. L’idea piacquemolto all’Agenzia Spaziale. Eliminava anche il rischio di perdere un robot, come invece accadde al team che ci aveva preceduto”. Questi erano gli anni del post dottorato a Pisa. Poi si liberò un posto di ricercatore alla Scuola Politecnica dell’Università di Palermo, e Adriano nel 2011 ci si trasferì. Oggi di cosa ti stai occupando? “In generale, dei sistemi di controllo distribuiti, con particolare attenzione ai trasporti 2.0. Nello specifico, la mia ricerca si dedica a come ogni singolo veicolo possa coordinarsi e comunicare con gli altri veicoli presenti su strada. Le soluzioni che man mano si vanno trovando a questo problema costituiranno presto un passaggio epocale. Ci consentiranno di ottimizzare il flusso del traffico, di evitare incidenti e di neutralizzare molti altri fattori che sono causa di disagi stradali. È chiaro che vi sia diffidenza e una istintiva resistenza da parte dell’uomo nell’affidarsi ai robot soprattutto in materia di automobili. Ciò ad esempio non avviene con gli aerei, soprattutto perché consideriamomolto più difficile guidare un aereo che un’auto”. Quando è iniziatoquestoprogetto? “È operativo dal 2010, ma in sostanzami ci sto dedicando damolto più tempo. Ho diverse collaborazioni in essere. Si lavora con Pisa per la parte che riguarda il controllo distribuito e la comunicazione tra i veicoli, e con l’Università della California sui comportamenti scorretti dei robot su strada e sui possibili attacchi di hacker, mirati proprio a indurre comportamenti errati del veicolo. Infatti, se da un lato si aprono nuove possibilità e si dà ai veicoli la possibilità di coordinarsi attraverso il controllo distribuito, dall’altro inevitabilmente affiorano anche nuovi problemi, come la possibilità che qualcuno dall’esterno possa prenderne il controllo. La soluzione è un algoritmo di- stribuito in grado di rilevare un mal funzionamento. Dovremo arrivare a far sì che i veicoli ‘si osservino e sorveglino reciprocamente’, così da rilevare con tempestività eventuali anomalie”. A che punto siete? “Negli ultimi anni si stanno muovendo anche i produttori di automobili e il mondo della security. Probabilmente, nel giro di 5 anni vedranno luce i primi prototipi, i primi standard di protocolli e i progetti pilota. Ma nel giro di 10, massimo 15 anni, avremo già una produzione su scala industriale. Di fatto, non credo che manchi molto a uno scambio reale di informazioni tra veicoli, almeno per quel che concerne le informazioni sul trafficoo sugli incidenti. Basti pensare che già oggi le stime sul traffico cheGooglemette a disposizione degli utenti gli vengono fornite dalle localizzazioni dei nostri smartphone. Ciò dovrebbe accadere anche nella comunicazione tra veicoli”. Il futuro su ruote Adriano lo ha ben chiaro, mami preme chiedergli anche dei suoi progetti di vita. “I miei progetti, mi confessa, sono molto legati alla mia carriera di ricercatore. Innanzitutto vorrei vedere presto in azione gli algoritmi a cui sto lavorando, perché in simulazione già funzionano bene. E poi mi piacerebbe che il mio dipartimento e il mio team diventassero un riferimento importante a livello internazionale. Come si dice, bisogna puntare alle stelle per arrivare alla luna”. Ed è questo proprio il caso di dirlo. I Adriano Fagiolini Adriano Fagiolini è un ricercatore della Scuola Politecnica dell’Università degli Studi di Palermo. Sì è laureato in Ingegneria Informatica nel 2004 e ha preso il dottorato in Robotica e Automazione nel 2009 all’Università di Pisa. È docente di Controlli Automatici e di Robotica Mobile e Cooperativa. Nel 2002 è stato Summer Student presso il Cern di Ginevra. Nel 2005 ha vinto il premio internazionale Ieee Icra Best Manipulation Paper Award. Nel 2008 ha diretto il team dell’Università di Pisa che ha partecipato alla prima Lunar Robotics Challenge bandita dall’ESA e che si è classificato secondo nella gara. È stato ricercatore ‘in visita’ all’Università della California a Riverside nel 2015 e nel 2017, dove si è occupato di sicurezza nei sistemi cyberfisici. I suoi interessi di ricerca includono gli algoritmi di coordinamento e di monitoraggio, per sistemi autonomi distribuiti e in particolare, per la guida di veicoli autonomi.
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