Nel Bel Paese c’è grande attenzione per i big data. Il 54% delle aziende italiane li vede come un’opportunità e il 67% si sta preparando per un futuro dove giocheranno un ruolo fondamentale. È quanto emerge dall’indagine svolta dall’ente di certificazione DNV GL – Business Assurance e dall’istituto di ricerca GFK Eurisko su circa 1.200 professionisti che operano in aziende di settori diversi in Europa, nelle Americhe e in Asia.
L’indagine ha evidenziato grande ottimismo rispetto agli impatti che i big data possono determinare per le dinamiche di business. Tuttavia, “il percorso” è appena iniziato: solo il 27% è in grado di sfruttarli per incrementare la produttività; ancora meno (19%) le aziende italiane che hanno adottato una strategia ad hoc. Le imprese per ora si sono concentrare su iniziative preliminari allo sfruttamento, dedicandosi all’implementazione di nuove metodiche e tecnologie (29%) o al miglioramento della gestione delle informazioni (27%).
Lavorare sui big data determina benefici tangibili che si traducono principalmente nel miglioramento dell’efficienza (18%) e della capacità decisionale (18%). Cosa frena dunque le aziende italiane? Tra i principali ostacoli al progresso nello sfruttamento dei big data segnalati pesa più che nel resto del mondo la necessità di concentrarsi su altre priorità (37%; + 17% vs. media).
Certi del peso che i big data avranno in futuro per il proprio business, gli italiani si concentreranno sullo sviluppo di competenze interne per la gestione della crescente complessità in materia di data governance in misura superiore alla media (65%; +18% vs. media). Il 15%, invece, ricorrerà a terze parti o porterà avanti partnership. Il 43% (+6% vs. media), infine, si dichiara pronto a mantenere o incrementare gli investimenti dedicati.