Stabilità politica, attenta politica monetaria, maggiore liquidità per le imprese, snellimento burocratico, riforma del diritto del credito, detassazione degli investimenti in macchinari, ex-legge Sabatini, rottamazione e ammortamenti liberi per svecchiamento del parco macchine italiano: queste le priorità emerse durante i lavori del gruppo economia della prima Assise della Macchina Utensile in Italia.
Chiamati a raccolta da Ucimu-Sistemi per produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, circa 300 operatori del settore hanno partecipato a una giornata di lavoro dedicata a comprendere esigenze, strategie e sinergie per meglio operare sul mercato italiano e straniero.
Patrocinata dal Ministero dello Sviluppo economico, realizzata con il contributo di Camera di Commercio di Milano e la promozione di Tecnologie Meccaniche, l’iniziativa è stata pensata da Ucimu per superare il perimetro dell’associazione e delle imprese a essa aderenti e rivolgersi a tutto il mondo della macchina utensile in Italia.
Costruttori, agenti, importatori, rappresentanti delle filiali straniere, uniti nelle loro differenze, si sono incontrati “in un’ideale casa comune”, per una giornata di dialogo e confronto incentrata su economia, internazionalizzazione, tecnologia e innovazione verso la produzione sostenibile. A precedere l’attività dei gruppi tematici, è stata la sessione plenaria che ha visto gli interventi di Gian Maria Gros-Pietro, economista, e di Paolo Massardi, Roland Berger Strategy Consultants.
I risultati dei tre gruppi di lavoro, coordinati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu, sono stati illustrati dal presidente di Ucimu Luigi Galdabini, alla presenza del viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda.
In tema di internazionalizzazione è apparsa chiara la tendenza degli operatori italiani a intensificare la propria presenza all’estero secondo livelli di complessità crescente, dall’attività di esportazione al presidio diretto con servizi di assistenza, servizi commerciali, filiali di vendita, fino ad arrivare ad avere vere e proprie strutture produttive in loco. In tema di tecnologia, gli operatori concordano sulla strategicità dell’innovazione quale fattore di competitività. Dal gruppo di lavoro è emerso inoltre che l’uso dei brevetti ad oggi è pratica ancora poco diffusa perché troppo costosa e rischiosa. La pratica deve però crescere – convegono gli operatori- perché i brevetti, oltre a proteggere il marchio e l’idea, possono essere inseriti in conto capitale dell’azienda, facendo salire il suo valore nei rating.