L’AI è un innegabile motore di innovazione: conoscerne le dinamiche ed esplorarne le potenzialità rappresenta oggi un ‘must’ se si vuole competere sul mercato globale
Il mondo dell’intelligenza artificiale (AI) sta vivendo una vera e propria rivoluzione, penetrando ogni aspetto della nostra vita quotidiana e promettendo di trasformare radicalmente il modo in cui lavoriamo e viviamo. Il suo potenziale non è certo passato inosservato a livello di Paesi: nel 2022, per esempio, gli Stati Uniti hanno investito 67 miliardi di dollari in AI e la Cina 8 miliardi; l’Europa, invece, ha programmato di destinare alla AI 8 miliardi declinati in 5 anni, fino al 2030. In tutto questo l’Italia rimane il ‘fanalino di coda’, arrivando nella classifica degli investitori dopo Finlandia, Svezia, Germania, Francia e anche Spagna, sebbene vi sia un enorme potenziale inespresso nel Paese, che meriterebbe di essere esplorato. Ne sono prova le parole di Georg Gottlob, luminare dell’AI, che si è recentemente trasferito dall’Università di Oxford a UniCal, l’Università della Calabria, affermando che questa Regione rappresenta l’ultima frontiera per lo studio dei dati. Secondo una ricerca realizzata da Microsoft e Studio Ambrosetti, infatti, il potenziale economico dell’AI in l’Italia potrebbe arrivare a 310 miliardi di euro. Sono i numeri emersi in occasione del consueto convegno autunnale di Assofermet intitolato ‘La rivoluzione dell’intelligenza artificiale: da sfida a risorsa’, tenutosi a Milano. Giampaolo Rossi, moderatore dell’incontro, CEO e founder di ‘La fabbrica di lampadine’, ha evidenziato come l’AI rappresenti un cambiamento epocale in quanto ha reso accessibili a tutti tecnologie un tempo esclusive. “Se Internet è stato sviluppato dapprima in campo militare e solo dopo decenni è divenuto di dominio pubblico, oggi la AI è alla portata di ognuno di noi. Tuttavia, avere gli strumenti per innovare non significa saperlo fare davvero: molto dipende dall’approccio mentale di chi usa lo strumento; inoltre, sapere innovare è prerogativa tutta umana. L’AI, infatti, può riproporre qualcosa che ha già visto, migliorandolo, ma non è in grado, per ora, di creare discontinuità con il passato; l’essere umano rimane l’unico agente del cambiamento, dove però l’AI può essere un’importante alleata. Per sfruttarne appieno le potenzialità è però fondamentale usare la propria, di intelligenza, sia per dare adeguata interpretazione ai risultati che l’AI propone, sia per usare in modo utile la tecnologia, per esempio scegliendo i prompt giusti”. Oltre a rappresentare un’innegabile risorsa, l’AI solleva anche interrogativi etici e paure legate alla sua implementazione, è dunque necessario utilizzarla con spirito critico. Questo l’obiettivo dell’AI Act, la legge europea sull’intelligenza artificiale recentemente approvata dal Parlamento UE, di cui ha parlato durante il convegno l’europarlamentare Brando Benifei, relatore dello stesso. “Servono incentivi, anche fiscali, investimenti e regole certe per continuare a sostenere l’implementazione dell’AI da parte delle imprese” ha dichiarato Benifei, mettendo in luce l’importanza di sviluppare l’AI secondo i valori europei. “La nostra idea di sviluppo mette al centro le regole e la tutela dei consumatori ed è diversa da quella proposta da Cina e Stati Uniti. In questa legislatura monitoreremo l’applicazione del Regolamento, affinché l’AI sia una reale opportunità, tutelando però cittadini e imprese”. La visione europea prevede un mercato integrato che favorisca le imprese che innovano, promuovendo investimenti comuni nell’uso, per esempio, dei supercomputer. Benifei ha inoltre sottolineato come l’AI possa migliorare la produttività aziendale, aiutare nella gestione dei Big Data e rendere le imprese più competitive a fronte di regole chiare e di investimenti in competenze e infrastrutture.
Dalla teoria alla pratica
Per ‘mettere a terra’ i vantaggi offerti dall’AI in azienda può essere utile adottare un modello di sviluppo collaborativo, che sia in grado di coinvolgere più competenze in modo trasversale. Laura Li Puma, responsabile applied research and innovation hubs di Intesa Sanpaolo Innovation Center, ha parlato di come diverse figure professionali della banca siano state chiamate a collaborare nel Centro, in base a un approccio di open innovation che ha dimostrato di accelerare il processo di innovazione, portando a servizi più rapidi e utili ai clienti. “La chiave è ascoltare i bisogni dei clienti e collaborare per creare soluzioni che siano sia pratiche che innovative” ha sottolineato Li Puma. Continuando sul fronte applicativo, Giusi Fiorentino, CEO di Artificial Intelligence Monitoring, ha illustrato come l’AI possa essere utilizzata con successo in campo manifatturiero nella manutenzione predittiva: “Implementando sistemi di monitoraggio su macchinari identificati come critici in azienda, è possibile prevenirne i fermi improvvisi ed evitare quindi i costi associati. Attraverso l’analisi dei dati storici delle macchine, inoltre, l’AI è in grado di fornire indicazioni precise sugli interventi necessari da compiere, prevedendo i tempi di usura degli utensili, riducendo lo stress dei manutentori, che sono in possesso di dati chiari e certi su dashboard facilmente interpretabili, e migliorando l’efficienza complessiva della produzione”. Secondo Loris Busolini, R&D manager di Danieli Automation Group, l’AI sta rivoluzionando il settore siderurgico: “Grazie a modelli predittivi è possibile ottimizzare l’intero processo di produzione, dalla selezione dei materiali grezzi da inserire nei forni, alla definizione dei parametri di lavorazione per ottenere un certo risultato a fronte della materia prima in uso, fino alla certificazione della qualità del prodotto finito, bypassando i tempi lunghi delle analisi di laboratorio. L’uso dell’AI non solo migliora l’efficienza complessiva del processo, ma consente anche di minimizzare l’uso di risorse non rinnovabili, come i rottami, e supporta gli operatori nelle attività quotidiane, per esempio garantendo il sincronismo delle diverse fasi, in caso di processi continui”. Infine, Gabriele Solarini Paviotti, account relationship leader & digital coordinator di Auxieli, ha parlato dell’importanza di integrare l’AI nei vari processi aziendali, dalla vendita alla gestione della domanda. “L’AI può supportare l’azienda in almeno 4 macro processi, le ‘4D’, delivery, demand, development, deployment. Può per esempio ottimizzare le previsioni di vendita, dando indicazioni su dove investire e su dove si stia indirizzando la domanda; migliorare l’efficienza del customer care, riducendo i tempi di risposta e aumentando la soddisfazione del cliente; supportare i dipendenti nelle loro attività, creando per esempio contenuti di marketing. Tuttavia, per sfruttare al meglio l’AI è necessario investire nelle ‘5C’: competenze, per conoscerla, capirla e usarla correttamente; creatività; coraggio di innovare, coinvolgimento, per ‘far salire tutti a bordo’ vincendo la resistenza al cambiamento; consulenza, perché di fronte alla novità, avere il supporto di chi già ha maturato un certo grado di conoscenza può essere importante”.
Usare la AI …con intelligenza
L’AI offre immense opportunità per trasformare le sfide in risorse occorre però un approccio integrato e collaborativo per svilupparla in modo responsabile, rispettando le regole e puntando a un futuro sostenibile. Investire in competenze e infrastrutture è fondamentale per garantire che l’AI diventi un alleato nella crescita economica e nella trasformazione aziendale: la strada da percorrere è lunga, ma le potenzialità sono enormi. È il momento di abbracciare il cambiamento e di costruire un futuro in cui l’AI lavori al servizio di tutti.
Assofermet – www.assofermet.it