Caro vecchio rottame ferroso quanto ci costi! Verrebbe proprio da chiederselo. In effetti tra le materie prime che hanno subito una forte accelerazione dei prezzi c’è proprio il rottame ferroso, oggi quotato circa 350 euro a tonnellata dai 200 euro di un anno fa. Un aumento che mette in difficoltà chi di rottame ferroso ha necessità per il proprio business, come i produttori di acciaio.
Il rottame ferroso è infatti alla base del ciclo produttivo dell’acciaio da forno elettrico, che rappresenta la stragrande maggioranza dei 24 milioni di tonnellate prodotti in Italia. L’Italia è un grosso importatore di rottame, ne assorbe un terzo di quello consumato in Europa. Cionondimeno ne esporta comunque 400 mila tonnellate.
Quello che preoccupa ora gli operatori del settore, ovvero i produttori di acciaio, è l’esportazione dall’Europa verso impianti siderurgici in altri Paesi (Cina, Russia, Turchia, Ucraina), pari a 17 milioni di tonnellate di rottame ferroso. Secondo Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai, è un paradosso se si pensa agli obiettivi green dell’Unione Europea. Dal momento che la via dei dazi sull’export in Ue non è perseguibile, “si potrebbe fare in modo di vendere solo a paesi che dimostrano di essere in grado di rispettare le nostre stesse normative ambientali” propone sempre Bregant.
A risentire particolarmente di questa situazione è anche la manifattura italiana, piccole e medie imprese in difficoltà con clienti internazionali che chiedono contratti a lungo termine. La tensione comincia a farsi sentire lungo tutta la filiera. Grossisti e commercianti di rottame che “vendono al miglior offerente” sembrano tirarsi fuori dal problema. Secondo Giuseppe Pasini, imprenditore siderurgico e presidente di Confindustria Brescia, però, “stiamo esportando la nostra ricchezza, non è accettabile che milioni di tonnellate escano senza che si dica nulla”.
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