Si è da poco svolto a Milano, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, il Forum Internazionalizzazione del Made in Italy, in breve FIMI, giunto in questo 2018 alla sua settima edizione. Organizzato da Messe Frankfurt Italia in collaborazione con Elle Decor Italia e Fondazione Italia Cina, l’evento ha visto il coinvolgimento di svariate associazioni, ovvero Anima, Assil e Milano Unica.
Sul palco si sono avvicendati esponenti di noti marchi del made in Italy, da Bugatti a Beghelli, che hanno condiviso la loro esperienza in Cina, Paese dalle enormi potenzialità dove è però complesso entrare, anche a causa della lontananza socio-culturale. Come ha infatti sottolineato Francesco Boggio Ferraris, Direttore Scuola di Formazione Permanente della Fondazione Italia Cina, gli usi e i costumi di questo ‘Gigante asiatico’ dell’economia si stanno velocemente evolvendo, in un contesto di estrema digitalizzazione. Dal punto di vista del mercato si è passati in pochi anni dal non avere nulla da acquistare, al comprare tutto con l’e-commerce tramite social e app, conseguenza della rapida evoluzione tecnologica del Paese. Per le aziende è dunque essere ‘esserci’, ed essere ‘sul posto’ oltre che sui social cinesi, per poter rinnovare i contatti e tenere i rapporti con clienti e partner. In questo contesto, sapere come comportarsi, conoscere la lingua e la sensibilità culturale del Paese è molto importante per non incappare in errori grossolani quanto costosi, come è accaduto anche recentemente a famosi brand europei…
Oltretutto oggi è qualità la parola chiave della Cina, qualità e buon gusto che spesso i cinesi identificano con il ‘made in Italy’: un’occasione ‘ghiotta’ che le imprese italiane non possono lasciarsi sfuggire.
In apertura di convegno Filippo Fasulo, coordinatore scientifico CeSIF (Centro Studi per l’Impresa) della Fondazione Italia Cina, ha illustrato il piano ‘Made in China 2025′, progetto recentemente annunciato dal presidente cinese Xi Jinping, che intende trasformare il Paese e da fabbrica del mondo a basso costo per i Paesi sviluppati renderlo il mercato di consumo per eccellenza della crescente classe medio-alta cinese, sede dell’industria del futuro. Pechino punta in sostanza a diventare leader economico globale entro la metà del secolo.
Il mercato cinese, del resto, non solo è in forte crescita, ma anche unico nel suo genere per potenziale e dimensioni: le aziende, italiane e non, non possono ignorarlo, anzi esso deve diventare uno dei loro principali mercati di sbocco. Per questo occorre che si attrezzino da subito con progetti di lungo respiro, trovando partner cinesi validi che possano aiutarli nello sviluppo di adeguate strategie di business e sviluppando gli strumenti necessari da utilizzare per conquistare i nuovi consumatori asiatici.
“Il grande balzo verso la qualità compiuto oggi dalla Cina non è frutto di un improvviso amore per la nostra cultura e i nostri prodotti” ha sintetizzato Giacomo Moletto, CEO Hearst Italia e Western Europe. “È una tendenza verso il bello da sempre esistita nel Paese del Dragone e che ora si esprimere in un maggior potere di acquisto”: saper cogliere le opportunità che qui si aprono per le imprese italiane, può davvero fare la differenza per il futuro.