Le prospettive dell’industria al centro del 1° incontro del ciclo “We love talking”

Dalla rivista:
Automazione Oggi

 
Pubblicato il 12 giugno 2020

L’evoluzione e l’andamento del mondo industriale e della tecnologia, le iniziative territoriali a supporto dell’innovazione della fabbrica, le prospettive del mondo del lavoro, le sfide e le opportunità del digitale: questi i quattro argomenti trattati in occasione del primo incontro digitale del ciclo “We love talking”, calendario di appuntamenti di SPS Italia (in programma nuovamente live nel 2021), organizzati da Messe Frankfurt Italia, sull’evoluzione delle tecnologie dell’industria: saranno sei incontri, due al mese, da qui a settembre.

Il primo intervento di Fabrizio Scovenna, Presidente Anie Automazione, si è aperto con una panoramica di mercato. Scovenna ha poi proseguito sottolineando come in Anie Automazione “attendiamo tutti fiduciosi di poter illustrare il prima possibile le nostre tecnologie in un luogo come SPS Italia o nei nostri Forum. In particolare, il prossimo Forum Meccatronica sarà virtuale, poi avremo quello della Visione in novembre, per arrivare al Forum del Software Industriale di febbraio 2021 che speriamo di poter svolere live a Milano. È stato l’ultimo evento ‘dal vivo’ di quest’anno e da quello speriamo di ripartire.

In questo periodo, sia durante il lockdown, sia per la fase di riapertura, come Anie Automazione e insieme a tutte le componenti della Federazione Anie, ci siamo impegnati per supportare gli associati nell’identificare le misure da adottare in azienda, e individuare come andava, va e andrà garantita la massima sicurezza per tutti i lavoratori. Nonostante il ‘distanziamento’ stiamo inoltre producendo contributi interessanti, come il Libro Bianco sull’Intelligenza Artificiale, quello sul Telecontrollo, oltre all’annuale Osservatorio con i dati di settore, solitamente presentato a maggio a SPS Italia, che quest’anno offre un focus sull’Edge Computing.

Stiamo oggi assistendo a un vero cambio di paradigma del mondo del lavoro, sia lato imprenditori che lavoratori. In USA non si parla di ‘smart working’, come se il lavoro in ufficio non fosse smart abbastanza, ma di ‘work from home’, che mi sembra più corretto: una modalità operativa da remoto che non entra in conflitto con la produttività e anzi la favorisce. Basti pensare alla logistica dei viaggi, ai tempi e ai costi degli spostamenti che si risparmiano. Facendo un conto fra costi e benefici, le aziende si sono accorte dei vantaggi che questo nuovo modo di lavorare offre alle imprese come ai dipendenti. È da aumentare la percentuale di chi lavora da remoto? Certamente, ma formando adeguatamente i manager che devono gestire questa trasformazione e le risorse da impiegare in remoto, implementando protocolli di cybersecurity efficaci, connettività, banda larga ecc.

La digitalizzazione, come già sapevamo, non comporta solo l’introduzione di nuove tecnologie in fabbrica e in produzione ma ha impatto sui processi stessi. Nel 2018 una statistica poneva l’Italia fra i Paesi a minore sviluppo del telelavoro. In era post Covid-19 Confindustria pensa a una crescita dal 40% al 60%. Una quota rilevante per l’organizzazione aziendale, che modifica i rapporti con le persone e le relazioni, la gestione delle risorse, la ritenzione dei talenti e lo sviluppo di soft skill laddove non c’è il contatto umano e la formazione avviene a distanza. Iniziare a lavorare per obiettivi e non per quantità, quando spesso si tendeva a misurare il dipendente in base alle ore passate in ufficio, senza pensare alla reale produttività. Oggi dobbiamo capitalizzare quello che abbiamo imparato da questa esperienza, per essere più rapidi nella catena decisionale e sfruttare la maggiore flessibilità di persone e impianti”.

Oltre l’approccio novecentesco del lavoro
L’intervento di Marco Bentivogli, Segretario Generale FIM CISL, si è concentrato infatti sul mondo del lavoro e i sui cambiamenti: “Lungo la storia la tecnologia ha avuto un ruolo importante. Quello che sta cambiando adesso è la velocità della sua evoluzione ma anche la profondità: oggi il tasso di sostituzione tecnologica, ovvero di cambiamento delle tecnologie, è algoritmico; situazioni di guerra e pandemia come l’attuale da sempre introducono delle discontinuità che spingono con forza a innovare. Molte imprese si sono ritrovate più vulnerabili di quanto pensassero, per esempio a livello di supply chain in quanto molti fornitori erano e sono asiatici e questo ha portato una carenza di materia prima, soprattutto in comparti come quello dei metalli e della microelettronica. Le aziende quindi vorranno rivedere le catene di fornitura.

Il lockdown ha tenuto in casa figure a volte centrali per i processi lavorativi e fatto emergere la necessità di costruire ambienti protetti e sicuri, con distanziamento fisico delle persone anche in fabbrica con una necessaria revisione dei layout delle linee per consentire agli stabilimenti di operare in sicurezza. Questo accelererà il ricorso alla tecnologia 4.0, all’automazione. In che porta con sé l’esigenza di riorganizzare il lavoro, per esempio con attività di re-skilling delle persone a tutte le età e l’introduzione del diritto alla formazione lungo tutta la vita lavorativa. Robotica e AI sono tecnologie abilitanti; l’intelligenza artificiale sarà importantissima anche per le piccole imprese come tecnologia abilitante che consente allo stesso modello organizzativo e di business di crescere, producendo in modo più preciso, sartoriale, con meno scarti e una maggiore efficienza anche in un’ottica di maggiore sostenibilità. Questa esperienza ha ‘scongelato’ alcuni elementi di rigidità (luogo, spazio, tempo) verso l’adozione delle tecnologie, che ci hanno ‘tenuti in vita’ in questi mesi consentendo la remotizzazione di molti lavori. Questo ci ha portato a superare un modello del lavoro ancora novecentesco e oggi inadeguato. La situazione che abbiamo vissuto spero abbia insegnato a promuovere e anticipare l’innovazione con delle politiche serie e adeguate, piuttosto che seguirla tardivamente”.

Tre trend nel futuro dell’industria
Con questa nuova idea del lavoro, anche da remoto, concorda Marco Taisch, Presidente MADE Competence Center I4.0: “Le tecnologie digitali hanno rappresentato un alleato fondamentale per le realtà produttive nel periodo di lockdown. La presa di coscienza da parte delle aziende sul ruolo dell’innovazione ha permesso di accelerare il processo di digitalizzazione e ci aiuterà nel tempo a recuperare il gap che accompagna il nostro Paese e a riprendere competitività. Questa è sicuramente l’eredità positiva che portiamo nel cosiddetto ‘New Normal’, caratterizzato da alcuni principali trend: sviluppo dello smart working, la vera ‘eredità’ che questo periodo ci lascia; reshoring, con un completo ripensamento delle catene di fornitura, e diffusione dei servizi da remoto, con l’uso di soluzioni AR e VR”.

Nuove competenze
Quali competenze serviranno? Lo ha spiegato Giulio Xhaet, Partner Newton: “In un mondo sempre più automatizzato è fondamentale sviluppare competenze trasversali e conoscenze interdisciplinari. La contaminazione, cioè la possibilità di cogliere da culture e saperi diversi, rappresenta una qualità esclusiva dell’essere umano. I contaminati rappresentano la risposta umana all’intelligenza artificiale, riescono a spingersi in luoghi inaccessibili agli algoritmi. Queste figure professionali sono sempre più richieste in quanto, grazie a un ampio spettro di visioni, sono preparate a governare situazioni complesse.

Tra le competenze che alimentano la contaminazione il link learning è la capacità di vedere interconnessioni e apprendere cose nuove da contesti diversi; Networking inclusion è invece la conoscenza di culture e gruppi di persone differenti per guardare il mondo da svariate prospettive; Complex problem solving è il saper governar situazioni complesse e scenari in divenire. Queste competenze favoriscono l’innovazione e rappresentano il contributo umano a un contesto di crescente evoluzione tecnologica”.

Tavota rotonda: automazione, robotica e meccatronica, digital&software, additive manufacturing

L’incontro è proseguito con una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di alcuni rappresentanti di aziende partner di SPS Italia (HP Italia, KUKA, SAP Italia, SEW-Eurodrive) per parlare di quattro aree chiave del mondo delle tecnologie per l’industria: automazione avanzata, robotica e meccatronica, digital&software, additive manufacturing, le stesse del ‘District 4.0’ di SPS Italia.

Prossimo appuntamento il 18 giugno con “La continua evoluzione della robotica industriale”.

Ilaria De Poli @depoli_ilaria



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