Le medie imprese dopo venti anni di successi le imprese ora devono vincere le sfide del digitale 4.0 e della governance

Mediobanca e Unioncamere hanno pubblicato la sedicesima edizione dell’indagine annuale sulle medie imprese italiane nel periodo 2006-2015 con un approfondimento sul periodo 1996-2015.

Pubblicato il 1 dicembre 2017

Dall’indagine annuale condotta da Mediobanca e Unioncamere è emerso che nell’ultimo ventennio le medie imprese familiari hanno rafforzato il proprio peso nella manifattura italiana: il loro valore aggiunto è cresciuto dal 12% al 18%, il fatturato dal 14,5% al 18,5%, l’export dal 15,6% al 19% circa. Sono trainate dal made in Italy, che rappresenta il 62% del loro valore aggiunto, ma anche dalla meccanica (39% del valore aggiunto) e dal farmaceutico-cosmetico che vale il 15% e ha raggiunto la dimensione dell’alimentare. Quasi il 90% delle medie imprese esporta destinando il 48% del fatturato ai mercati esteri, ma la base produttiva resta italiana: ogni 10 siti produttivi, solo due sono all’estero e di questi il 60% è collocato nell’Unione Europea o in Nord America. La crescita delle medie imprese si concilia con una forte inclusività, grazie alla condivisione dei guadagni di produttività con la forza lavoro.

Le medie imprese italiane scontano anche alcuni limiti: la tassazione resta penalizzante (33% contro 25,6% delle grandi imprese), anche se il carico fiscale appare in alleggerimento (era al 40% nel 2011); il 45% di esse è alle prese con il passaggio generazionale; nel 70% dei casi vi è una modesta o nulla apertura a manager esterni alla famiglia, il 40% dei loro board ha una età media superiore ai 60 anni (25% per le medie imprese manageriali) e in essi siedono pochi membri (3 in media, sono 8 nelle società industriali quotate). Anche la quota rosa è modesta, attorno al 20% (30% nelle società quotate). Sono sempre più orientate verso l’open innovation e investono in misura crescente nelle tecnologie green.



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