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TECH BOYS AND GIRLS AO SETTEMBRE 2020 AUTOMAZIONE OGGI 424 117 Lucilla La Puma ell’appassionante viaggio tra i ragazzi tecnologici italiani, ho il piacere di conoscere Raul Pellini, esperto di chirurgia robotica otorinolaringoiatrica e di ripercorrere assieme a lui la sua vita e la sua professione. Nel 1990 Raul consegue la laurea in medicina presso l’Università di Roma La Sapienza, e nel 1994 si specializza in Otorinolaringoiatria presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Dal 1997 al 2002 lavora presso il reparto di otorinolaringoiatria dell’ospedale di Varese. Dal 2002 si trasferisce nuovamente a Roma dove lavora nel reparto di chirurgia oncologica della testa e del collo dell’Istituto Tumori di Roma dove da due anni ne è direttore. “Negli scorsi anni ho effettuato qualche missione umanitaria internazionale all’ospedale North Kinangop Catholic Hospital in Kenya, sito su un altopiano a circa 3.000 metri di quota, in una zona rurale, gestito da più di 30 anni da un missionario veneto, don Sandro. La gente lì vive in condizioni difficili” mi racconta Raul, non senza emozione “i valori umani sono completamente diversi dai nostri, e la cosa che mi ha colpito di più è stato osservare che ci sono moltissimi bambini sorridenti”. Quale è stato il progetto professionale che l’ha appassionata di più? “Da molti anni mi occupo di chirurgia oncologica e in particolare di chirurgia ricostruttiva. Dopo aver asportato una neoplasia, capita spesso di dover ricostruire le parti anatomiche che sono state danneg- giate e allora si prendono tessuti (osso, muscoli, cute) da altre parti del corpo e si trasferiscono nella sede da ricostruire. Però, questi tessuti, una volta trasferiti bisogna nutrirli altrimenti muoiono e quindi si devono riattaccare, anastomizzare, arterie, vene e nervi, per fare inmodo che il lembo sopravviva. Ci vuole pazienza e molta esperienza”. A cosa sta lavorando oggi? E nel prossimo futuro? “Attualmente sono impegnato nella direzione del reparto di chirurgia oncologia della testa e del collo dell’Istituto Tumori di Roma, ma appena possibile ho intenzione di tornare in Africa, cosa che vorrei fare con maggiore regolarità. Inoltre mi appassiona molto trasferire ai giovani medici che frequentano il mio reparto la passione per la chirurgia e la multidi- sciplinarità che caratterizza il nostro gruppo. Con la collaborazione di colleghi esperti, nazionali e internazionali, mi piacerebbe strutturare dei percorsi per essere utile ai medici in formazione, aiutarli a esprimere i loro talenti e ‘alleggerire’ questo lavoro che spesso è inopportu- namente ammantato da un ingombrante aura di solennità”. A proposito di multidisciplinarità: secondo lei una maggiore automazione negli interventi in quale misura inciderà sul paziente e quali i costi/benefici? “Non credo che nel campo della chirurgia si possa sperare in una completa automazione, sono troppe le variabili di cui tenere conto e alcune sono difficilmente misurabili. Credo che fintanto che esisterà la chirurgia sarà necessario anche il chirurgo. Però gli strumenti di cui disponiamo si fanno sempre più sofisticati e questo ci permette di fare grandi progressi in termini di riduzione della invasività delle procedure chirurgiche, di riduzione delle degenze post-operatorie, dei tempi di recupero funzionale, oggi enormemente più rapidi rispetto a pochi anni fa. Le persone sono più esigenti e anche quando hanno problemi di natura oncologica vogliono tornare in fretta alle loro attività”. Nel campo otorinolaringoiatra cosa significa operare con chirurgia robotica? “Il robot è uno strumento formidabile. Intendiamoci non si può usare in tutte le situazioni ma, quando è indicato, permette di effettuare interventi mininvasivi che altrimenti richiederebbero vie di approccio molto più impegnative per il paziente. Si usa prevalentemente nel trattamento delle neoplasie dell’orofaringe, in costante au- mento poiché spesso sostenute dall’infezione da papilloma virus. Questo tipo di tumore colpisce persone di età media socialmente attive alle quali bisogna offrire trattamenti rapidi, risolutivi e poco invasivi. Il robot permette attraverso la videocamera 3D ad alta definizione e attraverso le braccia comandate a distanza, di raggiungere, attraverso la bocca, zonemolto profonde, dove è possibile effettuare interventi chirurgici che altrimenti richiederebbero un approccio esternomolto più invalidante. Questo significa riduzione della degenza, del dolore post-operatorio, della ripresa funzionale e in definitiva del ritorno a una vita normale”. Cosa ci aspetta nel futuro della robotica? “La Food and Drug Administration ha recentemente approvato l’impiego di un nuovo robot denominato Single Port che a breve sbarcherà in Italia. Quasi nessun chirurgo italiano lo ha ancora provato, ma speriamo che aggiunga ulteriori vantaggi a questo tipo di chirurgia”. N Raul Pellini Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Otorinolaringoiatria dell’IRCCS Istituto Tumori di Roma Regina Elena. Ha coordinato e partecipato a progetti di ricerca nazionale e internazionale. Relatore a convegni e con- gressi. Autore di libri e pubblicazioni scientifiche. Ha effettuato circa 7.000 interventi nell’ambito della chirurgia oncologica maggiore, inclusi interventi che prevedono l’impiego di piattaforma mininvasiva robotica, Laser CO 2 , esoscopio Vitom 3D e di microchirurgia ricostruttiva.

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