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SETTEMBRE 2019 AUTOMAZIONE OGGI 416 126 TECH BOYS AND GIRLS AO Lucilla La Puma l nostro ricercatore del mese è Gianluca Cicala, nasce a Piazza Armerina in provincia di Enna, ma prosegue gli studi universitari a Catania presso la facoltà di ingegneria meccanica. Gianluca ha avuto una carriera veloce e brillante e quando gli chiedo scherzo- samente cosa farà da grande mi risponde che si ritiene soddisfatto e molto fortunato. Ma oltre alla fortuna, lo sappiamo, c’è un grande impegno e un grande talento. A quale progetto in questi anni ti sei appassionato di più? “Più che a un progetto negli ultimi anni mi sono concentrato su due tematiche di ricerca che mi hanno appassionato: l’utilizzo di tessuti basati su nanofibre per realizzare compositi funzionali e lo sviluppo di materiali e tecnologie per la stampa 3D. Nel primo caso si tratta di sviluppi che seguono il progetto Prin Nanosoltex che ho iniziato a coordinare anni fa mentre, nel caso della stampa 3D, si tratta di sviluppi più recenti legati all’acquisizione di un vasto parco attrezzature su fondi POR e PON. Il progetto dei materiali e tecnologie per la stampa 3D è molto affascinante per me come ingegnere dei materiali perché ci consente di sviluppare sia nuovi ma- teriali sia oggetti realizzati con quegli stessi materiali. Ad esempio in questo ambito stiamo collaborando con un’azienda per realizzare manubri in fibra di carbonio per bici sportive”. A quale dei due stai lavorando in questo momento? “Attualmente sto continuando a lavorare a entrambi. Nel caso delle nanofibre abbiamo avviato una collaborazione con il gruppo di microbiologi dell’Università e con un’azienda locale attiva nel settore dei cerotti e dispositivi medicali. Nel caso della stampa 3D mi è stato finanziato un progetto Prin come coordinatore nazionale e coordinerò appunto un gruppo costituito da ricercatori di PoliMI, PoliTO, Roma La Sapienza, Sannio e CNR Catania. All’interno di questo progetto stiamo avviando anche una collaborazione con un’a- zienda inglese che realizza sia i materiali sia le stampanti 3D”. Se dovessi fare una previsione da qui a 50 anni, la ricerca scientifica in campo automatico dove porterà? “Credo che si assisterà sempre più a un’integrazione delle competenze con la formazione di figure professionali trasversali. Il motto ‘learn by doing’, che è alla base del corso di studi che presiedo, sarà sempre più diffuso e, anche grazie agli sviluppi delle tecnologie Industria 4.0, assisteremo a una decentralizzazione della ricerca tramite la conversione dei maker lab in research lab. Per fare un esem- pio, sempre più nella stampa 3D si assume la consapevolezza che i materiali devono essere sviluppati con e per le stampanti. Questo ha portato piccole aziende o maker lab a dotarsi di attrezzature per la realizzazione interna dei materiali. La crescita della sperimentazione non è più rivolta solo all’assemblaggio di parti hardware, ma anche alla realizzazione di nuovi materiali. In tal senso un importante sviluppo sarà l’integrazione tra elettronica e stampa 3D. In futuro, si stamperanno dispositivi funzionali con parte passiva e attiva inte- grate senza limitazioni di forma”. Si dice che la ricerca non abbia patria, ma che sia mondiale. Si lavora infatti spesso in team internazionali, è vero? “La ricerca è sempre stata internazionale. Rispetto al passato la differenza è data dalla rete e dai social tematici che hanno consentito di rendere i contatti più semplici e frequenti. Ad esempio, un mio studente con ottime capacità come maker ha, tramite LinkedIn, creato un contatto con l’Rmti in Australia dove ha svolto un tirocinio di cinque mesi. Con i colleghi australiani abbiamo fatto diverse riunioni e scambiato dati senza mai incontrarci di persona”. La tua ambizione in campo professionale ? “Riuscire a tradurre le innovazioni tecnologiche in realtà industriale. Si sente spesso parlare degli spin off o start up americani, ma io credo che anche nei nostri atenei ci siano tutte le potenzialità: i nostri laboratori sono infatti, ‘potenzialmente’, incubatori tecnologici con grandi capacità. Mi piacerebbe, in futuro, riuscire a tradurre tale e tanta ‘capacità’ in una realtà industriale che con un’importante fetta di R&D interna riesca a garantire ai giovani ricercatori percorsi di carriera al pari dei colleghi stranieri”. I Gianluca Cicala Laurea in Ingegneria Meccanica conseguita presso l’Università degli Studi di Catania nel 2000. Nel 1999 va a lavo- rare al centro di ricerca ICI di Middlesbrough nel nord dell’Inghilterra dove prende parte al progetto di un sistema per un nuovo materiale composito per l’aeronautica, poi brevettato e messo in produzione con il nome di ‘Priform’ e utilizzato sugli Aerbus. Gianluca ne fa l’argomento della sua tesi. Sempre nel 2000 vince una borsa di dottorato sui materiali polimerici e questo gli permette di rimanere in ICI altri due anni. Nel 2004 prima di finire il dottorato a Catania, vince il concorso come ricercatore, anche se il servizio effettivo inizierà nel novembre 2004, con l’inizio dell’anno accademico. Nel 2010 Gianluca vince il concorso come professore associato presso l’università di Catania e nel 2014 prende l’abilitazione per professore ordinario. Molte le pubblicazioni da lui redatte.

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